giovedì 6 dicembre 2012

Megainceneritore? No, grazie!


Il nodo livornese di ALBA esprime la propria ferma opposizione al progetto di “termovalorizzatore” che gli Enti Locali (Comune, Provincia, Regione) intendono proporre e realizzare, dovunque scelgano di localizzarlo, e cercherà quindi di organizzare e/o sostenere qualsiasi forma di lotta partecipativa e non violenta contro tale proposta e realizzazione.
A noi appare assolutamente insopportabile pensare di costruire un mega inceneritore, sicuramente dannoso per la salute dei cittadini e delle cittadine livornesi e per l’ambiente, in cui confluiranno rifiuti da tutta l’area costiera, da Massa a Piombino, e forse dal resto della Toscana, in una zona già fortemente inquinata che avrebbe bisogno di risanamento e non di nuovi apporti inquinanti.
Esistono solo ragioni per non farli gli inceneritori: costano tantissimo, devono bruciare in continuazione, disincentivano la raccolta differenziata (i comuni “ricicloni” italiani non hanno ovviamente alcun inceneritore), producono emissioni nocive, producono scarti di lavorazione, ovvero scorie, nella specie rifiuti speciali pericolosi. Gli incentivi all’energia elettrica prodotta dalla combustione dei rifiuti sono assolutamente vietati dall’Europa e cesseranno al 31 dicembre 2012 e, in ogni caso, vengono cavati dalle tasche di noi consumatori tramite le bollette maggiorate, cioè i cittadini italiani sono costretti a pagare per farsi del male. Inoltre il parlamento europeo ha di recente votato il divieto di incenerimento entro il 2020 di rifiuti recuperabili o compostabili.
Appare assolutamente insopportabile spendere centinaia di milioni di euro per un mega impianto, a basso contenuto occupazionale, quando con spese nettamente inferiori potremmo scegliere un corretto ciclo di smaltimento dei rifiuti che affronti il problema della diminuzione degli scarti, del recupero e del riciclo con maggiori effetti sull’occupazione e diretto a un nuovo modello di economia sostenibile.



mercoledì 5 dicembre 2012

Comunicato stampa



In merito ai fatti accaduti nella nostra città nei giorni 31 novembre/2 dicembre 2012, il Nodo livornese di ALBA afferma con forza quanto previsto dall’Art. 21 della Costituzione riguardo alla libera manifestazione del pensiero in tutte le forme. Esprime quindi la propria solidarietà a quei cittadini che esercitando questo diritto in forma pacifica sono stati repressi violentemente tanto che ne hanno fatto le spese anche livornesi che si trovavano semplicemente nel posto sbagliato nel momento sbagliato. ALBA ritiene che l’ordine pubblico sia salvaguardato quando i cittadini manifestano pacificamente e quando le forze incaricate di vigilare sul suo mantenimento riconoscono questa modalità come legittima. Quando ciò non accade s’innesca una reazione a catena che è sempre più difficile arrestare. E’ quanto si è verificato nei tre giorni del passato weekend in cui la conduzione del sevizio d’ordine inaccettabile fin dall’inizio, in quanto è stata scelta da subito la via della repressione anziché quella del dialogo, ha innescato un meccanismo che era facile prevedere che sarebbe sfociato in tensioni anche incontrollabili quali si sono puntualmente inverate la domenica. L’esercizio della violenza è sempre condannabile da qualsiasi parte provenga ma è ancor più grave quando proviene immotivatamente dai servizi dello Stato che per fondamento e per professionalità devono garantire di ricorrervi solo in situazioni estreme.


mercoledì 21 novembre 2012

Alba ha deciso che "Cambiare si può"

















Nei giorni 17 e 18 novembre si è tenuta a Roma l'Assemblea Nazionale di Alba. Una "due giorni" densa e ricca di dibattiti e significative scelte.
La lunga riunione, oltre a consentire una cinquantina di interventi (tre quelli di componenti del nodo livornese) della durata di 5/6 minuti, ha visto la discussione degli ultimi emendamenti e l'approvazione dello Statuto dell'associazione ("in prova" per un anno), il rinnovo del Comitato Operativo (già Esecutivo) Nazionale e il voto sulla mozione di appoggio all'iniziativa "Cambiare si può".
Tutto il dibattito è stato trasmesso in streaming tramite internet. Per chi non era presente a Roma e si fosse perso la diretta, gli interventi sono comunque visibili a questo indirizzo.

Nella foto, Massimo Torelli del Comitato Nazionale.

lunedì 5 novembre 2012

Elezioni sì, elezioni no...



Il Nodo Territoriale di Livorno, dopo aver ascoltato gli interventi di Paul Ginsborg e Marco Revelli al meeting di Torino, ha discusso ampiamente sulla questione della partecipazione di ALBA alle elezioni nazionali 2013.

I punti largamente condivisi da tutti i partecipanti alla discussione sono stati i seguenti.
* Le elezioni del 2013 sono sicuramente una questione costituente, in un momento di 

crisi e di difficoltà così grave e profondo, e la situazione che uscirà dalla tornata elettorale sarà decisiva per i prossimi 5 anni. Questo è un momento cruciale in cui si gioca il futuro del paese.
L’evento capita in una fase storica importante, alla fine di un ciclo politico devastante.

* E’ giusto porsi il problema, come ALBA, di partecipare alle elezioni, ma è difficile trovare il modo, soprattutto un modo “nuovo”.
La discussione deve essere impostata su come partecipare in modo corretto e bisogna lavorare con quello che la società mette in campo: associazionismo, comitati, per incrementare la partecipazione e le idee che non sono rappresentate.

* I temi cruciali su cui si dovrebbe giocare la partecipazione alle elezioni sono tanti e complessi:
- lavoro, lavoro negato e non lavoro, reddito di cittadinanza e modi diversi di sviluppare il lavoro;
- riconversione ecologica dell’economia e della produzione;
- contrasto ad un modello di sviluppo basato sul consumismo;
- piccole opere e non grandi;
- diritto ad una vita dignitosa, ad una qualità della vita delle persone nella comunità e nel pianeta.

Sono questi i nodi nevralgici su cui impostare il lavoro.
ALBA deve essere il luogo della partecipazione, qualcosa che oggi non c’è, che non esiste nella politica. Per questo bisogna continuare a discutere, far circolare il pensiero e stimolare la discussione su detti temi, cercando di intercettare anche i giovani, ed evitare che ALBA sia, invece, il luogo delle risposte preconfezionate.

* Bisogna riflettere sul fatto che ALBA, più che porsi in contrapposizione alla sinistra, deve cercare di condizionare i partiti e le alleanze di centro sinistra.
Partendo da questi punti comuni, la maggioranza dei partecipanti alla discussione ritiene che non ci sono, ad oggi, le condizioni per partecipare come ALBA alle elezioni 2013, e ciò per diverse ragioni.
ALBA è un soggetto ancora in via di definizione, che intende porsi come movimento che unisce ed aggrega forze politiche diverse, movimenti, associazionismo e singoli cittadini interessati ad una politica davvero diversa. E’ sicuramente un progetto molto ambizioso che, come tale, richiede tempo e lavoro.
Si ritiene più produttivo ed urgente cominciare ad impegnarsi sul proprio territorio, individuando tematiche e questioni cruciali da affrontare (mobilità e degrado, patrimonio pubblico, inceneritore, lavoro, sanità, istruzione, sicurezza, riconversione ecologica dell’economia e della produzione ecc.), anche mediante la creazione di Gruppi di Lavoro, per poi uscire con iniziative sul territorio, anche di concerto con altre realtà presenti ed attive su dette tematiche, che consentano di dare visibilità ad ALBA, di attivare percorsi di partecipazione e coinvolgimento della comunità locale e di creare quella rete che, un domani, potrà consentirci con successo di partecipare alle elezioni locali e nazionali.
La città di Livorno si sta imbarbarendo; la casa di tutti è diventata quasi inabitabile. Il fatto che i cittadini non sentano e non amino la propria città è un’emergenza sulla quale ALBA Livorno deve lavorare subito, con un’attività ed un impegno molto importante.
Vista l’attuale legge elettorale, e tutte le incertezze su eventuali modifiche prima delle elezioni, risulta difficile intravedere un modo nuovo per ALBA di partecipare.
La proposta di una lista arancione, fatta da Sindaci, sembra ormai caduta.
Con una lista ALBA si cadrebbe nel virus identitario e non ha senso, come non ha senso ipotizzare un’alleanza con altre forze politiche: si farebbe passare il messaggio che ALBA sia un nuovo partitino alleato con la vecchia politica.
Bisogna fare attenzione a non abbassare la guardia e a non tingerci di colori che non sono i nostri.
Non esiste, ad oggi, una qualche sinistra rappresentabile all’interno di PD, SEL o altri, a cui è ipotizzabile che ALBA si appoggi per le prossime elezioni.
L’esperienza delle primarie deve fare riflettere. Se vince Renzi, è ipotizzabile seguire la sua politica? E cosa farà Vendola in questo caso? E come ci si può rapportare con un PD di Bersani visto l’appoggio al governo Monti e a come sta ignorando lo stesso referendum sul lavoro?
Forse, è necessario attendere ancora, perché con la sinistra di adesso non avremo l’occasione di dare quello che vogliamo e possiamo dare.

Una minoranza di “arditi” ha, comunque, manifestato il proprio interesse a raccogliere l’invito del Comitato Nazionale nell’immaginare, mediante uno sforzo di fantasia, la partecipazione di ALBA alle elezioni 2013.
Per questa minoranza, infatti, vista la sfiducia e la voglia di cambiamento che emerge soprattutto dagli elettori di sinistra, le elezioni 2013 sono una sfida che provoca curiosità intellettuale e, quindi, voglia di provare a partecipare fin da subito, magari con un programma in 5-10 punti, una squadra di governo fatta di persone oneste e competenti, criteri chiari e trasparenti di selezione dei candidati (vedi "locandina" qui sotto).

Sarebbe importante che ALBA, in caso di non partecipazione alle elezioni 2013, spiegasse i motivi di questa non partecipazione, nonché esprimesse, come movimento politico, un’indicazione di voto.

(Verbale della riunione del Nodo di Livorno tenutasi il 9 ottobre 2012)




lunedì 15 ottobre 2012

Il banchetto dei Referendum



Il "banchetto" del titolo non si riferisce, ovviamente, a un pranzo pantagruelico ma al tavolino che, dal 13 ottobre fino a Natale, sarà piazzato in differenti punti strategici della città per raccogliere le firme relative al Referendum sugli articoli 8 e 18. Di che si tratta? Ne parla in modo esauriente il Comitato Nazionale in questo video.

La grande corsa, come si è detto, è iniziata sabato scorso come testimoniano il servizio del TG Runner di Telegranducato, il video preparato da Giacomo Bazzi per il Comitato Unitario (di cui fa parte anche ALBA) che gestisce l'operazione, e per finire la pagina di Facebook dell'instancabile Bazzi, da cui è stata tratta anche la foto qui sotto.
L'invito a tutti i livornesi, ovviamente, è di venire al più presto ai "banchetti" a firmare, con la consapevolezza che questo è l'unico modo per mettere rimedio agli "errori" dei governi Berlusconi e Monti che, sul piano dei diritti dei lavoratori, hanno fatto fare all'Italia un passo indietro di decenni.
Ecco l'elenco delle uscite dei tavolini:
- Sabato 13 ottobre, mattina - via Grande/via del Giglio, Livorno.
- Domenica 14 ottobre - Alla Terrazza, sul viale Italia.
Poi, ogni settimana fino a conclusione della raccolta di firme:
- Dal lunedì al sabato, al mattino (ore 10/12) via Grande/via del Giglio, Livorno.
- Lunedì pomeriggio (ore 16/20) - Davanti alla Coop di via Settembrini, 35 (La
Rosa) - Livorno
- Mercoledì mattina (ore 9/13) - Davanti al Poliambulatorio di viale Alfieri
- Mercoledì pomeriggio - Davanti al Bar Sole in piazza Grande - Livorno
- Giovedì pomeriggio - Davanti al Superstore PAM in piazza Saragat - Livorno- Venerdì pomeriggio - In piazza Cavour - Livorno
- In occasione delle partite casalinghe del Livorno, ci sarà un tavolo anche in zona Stadio.



   


martedì 9 ottobre 2012

Torino, fra Lavoro ed Elezioni



Per dare a tutti quelli che non hanno potuto partecipare una più completa informazione sul dibattito in corso, soprattutto sulle Elezioni, che ci porterà nel giro di poche settimane a una nuova Assise Nazionale per decidere in merito, pubblichiamo i video dei contributi di Paul Ginsborg, Marco Revelli, Luciano Gallino, Diego Novelli, Gianni Rinaldini, Alfonso Gianni, Livio Pepino, Vittorio Agnoletto, Roberta Roberti, Paolo Ferrero, Maurizio Landini, Chiara Giunti, Roberto Musacchio, e la relazione dei "Laboratori" del Sabato in occasione dell'incontro di Torino "Lavoro, Crisi, Europa - Verso il 2013".
Ukteriori video li trovate qui.









 



























sabato 22 settembre 2012

Lavoro, Crisi, Europa. Verso il 2013



TORINO 6-7 OTTOBRE 2012

L’obbiettivo generale dell’iniziativa è di mettere al centro della stagione politica e sociale che apre un semestre decisivo per le sorti del nostro Paese la questione del lavoro, dei suoi diritti e della sua rappresentanza, in continuità con la discussione aperta dalla Fiom a Roma il 9 giugno.
Ci proponiamo di uscire dalla due giorni torinese con alcuni messaggi chiari su almeno quattroquestioni qualificanti:
Metterlo al centro a pochi giorni dall’avvio della fondamentale campagna referendaria per il lavoro e la democrazia. E farlo qui a Torino, l’ex capitale operaia.
Inoltre quello di fornire a quanti hanno assunto in questi mesi una posizione apertamente critica e di opposizione nei confronti delle politiche del governo Monti – a cominciare dal vulnus inferto all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, dalla vergogna della revisione dell’art. 81 della Costituzione, del devastante fiscal compact e dalla riforma Fornero – un’occasione di incontro e di confronto in vista della scadenza elettorale.
  • un giudizio condiviso sul quadro generale, in particolare sull’Europa, sull’inaccettabilità delle politiche prevalenti a Bruxelles e Francoforte, sull’opposizione al dogma rigorista e liberista predominante al vertice attuale dell’Unione (sulla sua insostenibilità economica e sociale), ma soprattutto per un’altra politica (un’alternativa di modello) con altre priorità (la centralità del lavoro, appunto, la difesa di quello che Luciano Gallino ha definito il “modello sociale europeo” incentrato sulle garanzie di reddito e di diritti) e con una chiara politica di alleanze (una politica estera volta ad aggregare una sufficiente massa critica per negoziare da posizioni di forza con l’Alleanza del Nord ), non per un rifiuto pregiudiziale dell’Unione e dell’Euro ma per definire l’”altra Europa” in cui il lavoro abbia piena cittadinanza.
  • La ricerca di temi e rivendicazioni unificanti, capaci di superare l’attuale frammentazione del mondo del lavoro e delle sue figure – in particolare la frattura tra occupati a tempo indeterminato e precari, ma anche tra occupati, esodati, disoccupati, inoccupati, giovani, per non parlare delle differenze di genere nel lavoro e nei lavori (con speciale attenzione per il doppio nodo “lavoro di cura e cura del lavoro”) -: primi fra tutti i temi della riduzione dell’orario di lavoro, dal pari salario per pari lavoro, e dal reddito di cittadinanza come misura universalistica di garanzia (riflettendo in particolare sulla sua relazione con il salario da lavoro).
  • La sempre più impellente questione del rapporto – e possibile conflitto – tra Lavoro e Ambiente, con la drammatica problematica apertasi a Taranto, con la ricerca di un approccio non compromissorio o ipocrita (del genere: dire di salvare capra e cavoli sacrificando in realtà entrambi e mantenendo fermo l’interesse e il punto di vista del padrone, come stanno facendo sia il Governo che CISL e UIL). Come coalizzare Lavoro e Ambiente contro la logica del Profitto e dell’onnipotenza finanziaria e contro le retoriche del “salviamo il Paese” a scapito dei suoi cittadini?
  • La verifica della possibilità di mettere in campo iniziative “straordinarie” di contrasto alla crisi, con l’eventuale auto-gestione di qualche realtà produttiva simbolo, sul modello Argentino e l’apertura di spazi di aggregazione e di riferimento per le tante realtà in sofferenza (una sorta di Teatro Valle operaio in alcuni siti). Magari preceduto da una serie di “conferenze di produzione”, per così dire, a diretto contatto con i territori della crisi.
Se si riuscisse a uscire dalla due giorni con tre o quattro messaggi chiari su queste (poche ma importanti) questioni: quale Europa per il Lavoro, centralità della campagna referendaria,iniziative contro la precarietà, alleanza Lavoro-Ambiente e (eventuali) iniziative clamorose di lotta-organizzazione, avremmo posto le basi per una chiara individuazione delle discriminanti da mettere al centro del percorso verso la scadenza elettorale del 2013.
Due giorni di confronto e laboratori con  Marco Revelli, Maurizio Landini, Luciano Gallino, Umberto Romagnoli, Roberta Carlini, Paul Ginsborg,  Giorgio Airaudo, Carla Ravaioli, Tonino Perna, Francesca Redavid, Andrea Aimar, Francesco Garibaldo, Alberto Lucarelli, Alessandra Quarta, Bruno Papignani, Chiara Giunti, Piero Bevilacqua, Diego Novelli, Eugenio Crescenzo, Riccardo Bellofiore, Gabriele Polo, Gianni Rinaldini, Giuliana Beltrame, Giuseppe De Marzo, Guido Viale, Livio Pepino, Michele De Palma, Nicoletta Pirotta, Tiziano Rinaldini
Puoi trovare sul sito nazionale il programma, il modulo per l’adesionecome arrivare e dove dormire.

domenica 19 agosto 2012

I mercati, Monti e i suoi alleati



“(…) Il 14 luglio, La Repubblica ha pubblicato uno specchietto sui complicati intrecci tra banche d'affari (le multinazionali Morgan Sachs, JP Morgan e Morgan Stanley), le società di fondi d'investimento da loro controllate e le agenzie di rating.
Lo specchietto è illuminante, ma non di facile lettura. Mi pare quindi utile segnalare da altre pubblicazioni i rapporti tra agenzie e multinazionali, anche con alcuni nomi di quelle cinquemila persone (seimila secondo uno studioso, David Rothkopf) che dai consigli di amministrazione di circa cinquecento multinazionali decidono i destini del pianeta.
L'agenzia Moody's è sussidiaria della Moody's Corporation. L'amministratore delegato è Raymond McDaniel jr. Sono al vertice Basil L. Anderson, della Stable Inc. e della Hasbro Inc. (grandi imprese del settore vendite e servizi); Robert Glauber, della ING Group (multinazionale bancaria e assicurativa con sede in Olanda); Henry McKinnel (della multinazionale farmaceutica Pfizer e della petrolifera Exxon Mobil); Nancy S. Newcomb della Citigroup e della Sysco Corporation (settore alimentare); John K. Wulff della Herculer (multinazionale chimica), della Kpmg (multinazionale di consulenza finanziaria e di certificazione dei bilanci), della petrolifera Sunoco e della Fannie Mae (che insieme alla Freddie Mae deteneva i pacchetti ipotecari della bolla immobiliare e che Bush salvò sull’orlo del fallimento).
La Standard & Poor’s è sussidiaria della multinazionale McGraw-Hill Company, con sede a New York, multinazionale dell’editoria, delle comunicazioni e delle costruzioni, proprietaria di Business week; il presidente è Harold McGraw III, che fa parte del vertice della United Technology (multinazionale delle armi) e della Conoco Phillips (multinazionale petrolifera ed energetica); siedono al vertice: sir Winfried Bishoff, presidente della Citigroup Europa e dirigente della Henry Schroder Bank di Londra; Douglas Daft presidente della Coca Cola Co. (che fa pubblicità su paginate di giornali italiani vantando il cospicuo contributo al nostro PIL); Hilde Ochoa-Brillenmbourg, dirigente del Credit Union World Bank del Fondo Monetario Internazionale (FMI), i cui saggi suggerimenti hanno portato alla rovina interi paesi; James H. Ross, della British Petroleum (la cattiva manutenzione di uno dei cui pozzi sottomarini ha sparso devastante petrolio sulle coste degli Stati Uniti); Edward B. Rust jr, presidente della compagnia di assicurazione State Farm Insurance, direttore della Helmyck & Paine (grande impresa petrolifera); Sidney Taurel, presidente della multinazionale farmaceutica Eli Lilly (che in passato ha avuto tra i suoi dirigenti Kenneth Lay, condannato per la bancarotta della Enron, indice del fatto che, nelle competizioni tra le multinazionali, qualcuna può soccombere) e direttore della grande IBM.
L’agenzia Fitch di New York è sussidiaria della multinazionale di servizi Fimalac con sede a Parigi. Il 20% del suo pacchetto azionario è di proprietà della multinazionale nordamericana delle comunicazioni Hearst. Il suo presidente è Marc Ladreit de Lacharrière, dirigente della Renault e della Banque de Suez. Tra i dirigenti figurano David Dautresme della banca Lazard Frères; Philippe Lagayette, della Jp Morgan & C.ie; Bernard Mirat della Cholet Dupont (società finanziaria); Bernard Pierre della Fremapi (grande impresa dei metalli preziosi, settore verso il quale possono essere stati indirizzati gli investimenti ricavati dalla vendita dei titoli pubblici di Paesi europei).
Il lettore che si è affaticato a seguire questo elenco ha il vantaggio di poter sostituire nomi di persone fisiche (magari ricavandone le biografie su Internet) alla mendace espressione “i mercati”, che non ci fa capire contro chi l’Italia sta combattendo una guerra che forse non ha perso del tutto. (…)” (da un testo di Giovanni Galli su ‘Linus’ agosto 2012)

Per capire chi sta conducendo questa guerra, riporto sotto l’elenco, risultante da wikipedia, delle collaborazioni con organismi internazionali del prof. Mario Monti :
“È stato, tra il 2005 e il 2008, il primo presidente del Bruegel, un comitato di analisi delle politiche economiche (think-tank), nato a Bruxelles nel 2005.
Nel 2010 è inoltre divenuto presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del gruppo Bilderberg. Da questi incarichi si è dimesso il 24 novembre 2011, a seguito della nomina a Presidente del Consiglio.
Tra il 2005 e il 2011 è stato international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen.
È stato inoltre advisor della Coca Cola Company, membro del "Senior European Advisory Council" di Moody's ed è uno dei presidenti del "Business and Economics Advisors Group" dell'Atlantic Council.
È editorialista de Il Corriere della Sera e autore di numerose pubblicazioni.”
Il fatto di ritrovare nelle “collaborazioni” del prof. Monti alcuni nomi di società precedentemente citate introduce un interrogativo: con chi sarà alleato, nella ‘guerra’ contro i ‘mercati’ l’attuale Presidente del Consiglio? E con chi sarà, obbiettivamente, alleato chi l’ha proposto e lo sostiene?

                                                                                                                                      Leonardo Bertelli


Una colonna all'ALBA

Riportiamo qui sotto l'articolo che il quotidiano locale Il Tirreno ha dedicato alla nascita del Nodo Territoriale labronico di ALBA.


Mobilità e ambiente a Livorno


Pubblichiamo il testo di Paolo Cascinelli (nella foto sotto) scritto nel febbraio 2011 per il comitato “Vivere il centro”, che l'autore ha sintetizzato nel suo intervento per la conferenza stampa di presentazione di ALBA Livorno.


In relazione al Piano Strutturale e considerato che nei confronti del problema della mobilità, amministratori, partiti e associazioni ambientaliste rimangono nel vago, ci permettiamo di fornire alcuni suggerimenti peraltro già presentati agli uffici competenti del Comune, in occasione del progetto "pensiamo in grande" che in teoria prevedeva il coinvolgimento dei cittadini ma di cui si è persa traccia. Il progetto era incentrato sulla riqualificazione dell'area del pentagono del Buontalenti e in particolare della via Grande. Per quest'ultima però si indicava quasi esclusivamente una riqualificazione di tipo strutturale in accordo con le associazioni dei commercianti, chiedendo il contributo finanziario dei residenti proprietari.
Il lavoro del comitato "Vivere il centro" è consistito nel porre l'attenzione sul fatto che non ha senso parlare di riqualificazione dell'area senza procedere a una sua bonifica ambientale. Il punto di partenza inerente al progetto deve quindi riconsiderare il ruolo della via Grande alternativo a quello assegnatogli quale arteria di collegamento del comparto sud-nord della città. Un esempio negativo senza confronti in Toscana, dove le strade storiche o considerate tali sono pedonalizzate, vedi: Firenze, Pisa, Lucca, Siena, Arezzo, Pistoia, Grosseto, Prato ecc., per non citare i centri minori. Siamo convinti che questo esempio di traffico autostradale lento, senza nessun tipo di limitazione nel cuore della città, non trovi riscontro in nessun altro centro urbano capoluogo di provincia d’Italia. Sulla via Grande e sull'omonima piazza compreso il largo Duomo e tralasciando per motivi di sintesi l'impatto ambientale del porto, gravitano: la stazione degli autobus urbani, la stazione degli autobus extraurbani, questi ultimi dirottati tutti in arrivo-uscita dalla via Grande, la stazione degli autobus da crociera nella adiacente via Cogorano e la stazione dei taxi. Vi sono tre semafori, una corsia preferenziale di autobus a sola segnaletica orizzontale e due stop intermedi trasversali, una serie di parcheggi lungo tutto il margine destro della carreggiata e sei attraversamenti pedonali compresi quelli ai semafori. 
 Intorno alla via Grande nelle zone a ZTL contrassegnate dalle lettere B - C - D - E esiste una fitta serie di parcheggi a pagamento definiti “di prossimità” compresi quelli lungo il perimetro dei fossi che di fatto snaturano le ZTL, nonostante l'adozione di un numero limitato di telecamere, insufficienti a coprirne i varchi. A questo si aggiunge l'inveterata abitudine dei livornesi al mancato rispetto dei divieti, favorita da una inadeguatezza nei controlli da parte degli addetti ai lavori. Le multe effettuate per infrazione al codice della strada sono al 99% per divieto di sosta essendo le ZTL serbatoi sicuri per questo tipo di infrazioni, motivo desumibile per cui i vigili si guardano bene dall'impedire accessi in zone a divieto di transito ma anche nelle zone pedonali. Da non sottovalutare il problema dei circa 3800 permessi concessi dal comune a ditte, liberi professionisti, privati cittadini, spedizionieri, gestori di esercizi e commercianti, i SUV spacciati per mezzi di lavoro e i sedicenti disabili che circolano senza avere nessuna patologia se non quella di un parente deceduto o meno. Nella lista degli inadempienti sono da annoverare anche molti amministratori e funzionari pubblici che spesso sono i primi a ignorare le regole del codice della strada.


Ad una delle città tra le più inquinate d'Italia per la presenza di un polo petrolchimico, di due centrali termoelettriche, un inceneritore anch’esso a ridosso di zone residenziali o insediative, del porto che si affaccia sul centro e altri insediamenti industriali di provata nocivita’ (stando al rapporto di Medicina Democratica Livorno occupa un non invidiabile secondo posto in relazione al numero di abitanti, preceduta da Taranto e comunque inserita nei siti di interesse nazionale, per la direttiva Seveso), come si risponde in materia di traffico? Con il taglio di un 1.000.000 (un milione) di chilometri nel trasporto pubblico stabilito dalla Regione? Accodiscendendo agli umori delle lobbies settoriali che hanno proposto di riaprire il traffico privato davanti al mercato centrale e di trasformare le scuole Benci nell'ennesimo parcheggio? O con la richiesta dell’ACI di un megaparcheggio sotterraneo nelle fondamenta del Teatro Grande, proponendo di inserire nella via Grande il doppio senso di circolazione?
L'inutilizzo dei previsti “parcheggi scambiatori”, come quello di viale della Libertà o l’altro più recente, in cui mancano indicazioni e parchimetri, in via del Corona e la rottamazione dei 20 minibus elettrici-navetta acquistati nel '99 al costo di 700 milioni di vecchie lire, sembrano inquadrarsi in questa visione della mobilità. Nel corso dell’ultimo ventennio si è proceduto anche con la politica del frazionamento dei vecchi immobili nel centro aumentando il fabbisogno di posti auto e si è continuato con il progetto di un quadrilatero di edifici, che prevede la sparizione dell’unico spazio verde in piazza del Luogo Pio, per 1000 persone e altri 250 posti auto. Stessa considerazione per l'ex Palazzo delle Imposte al Cisternone che comporta sempre a ridosso del centro un ulteriore bisogno di circa 500 posti auto.

Nel corso del 2005 sono entrate in vigore le normative europee sul contenimento e la misurazione delle pm10. Dai dati rilevati su internet dal sito Arpat dello stesso anno (di cui conserviamo copia), nella centralina di viale Carducci, nei soli primi tre mesi dell’anno, sono stati superati per un numero di quattro volte superiore i 35 sforamenti ammessi nell’arco dei 12 mesi. In tutto il 2005 sono stati totalizzati 123 sforamenti. La soglia massima ammessa è di 50 mg/m3 giornalieri mentre la media annua non consente più di 40mg/m3. In gennaio-febbraio-marzo sono stati raggiunti 40 giorni di valori fuori norma con punte come quella del 13 gennaio di 98mg/m3, considerata di pericolo per la salute umana, e rispettivamente il 3-14-21 gennaio di 82-88-89 mg/m3 senza che sia stato preso nessun provvedimento, quando il valore considerato di allarme è di 78mg/m3. Si continua il 10 febbraio in 79 mg/m3 e il 4-16-17 marzo con 78-82-78 mg/m3, con gli altri 30 sforamenti distribuiti nel periodo in esame con una prevalenza in gennaio. Successivamente al 2005 è cambiato il sistema di valutazione della media giornaliera e non è stato più possibile avere dati precisi e soprattutto non si riesce a sapere nulla sui dati specifici nei punti più critici di esposizione al traffico come via Grande o via De Lardarel.
Le patologie collegate agli effetti delle sostanze emesse dalla combustione degli idrocarburi usati dai mezzi di trasporto pubblici e privati nei centri urbani sono note: dalle malattie allergiche e asmatiche a quelle cardiache e tumorali.
Per quanto riguarda l’inquinamento acustico sappiamo che i danni provocati all’organismo da fonti di rumore continuative e innaturali sono riferibili a carico del sistema nervoso e neurovegetativo oltre ad essere responsabili di alterazioni dell’udito e di aumento della sterilità. Un decibel è scarsamente percepibile dall’orecchio umano, ma lo sono invece i 30 emessi da un’auto con sistema di scarico nuovo e i 70 di un autobus, che vanno moltiplicati per migliaia di volte nell’arco delle 24 ore.
Esiste poi una casistica di patologie legate al traffico nei centri urbani che vengono scarsamente considerate, ma non per questo sono da sottovalutare. L’Università di Verona ha commissionato negli anni scorsi uno studio sulle malattie da stress collegate “a traffico e comportamenti aggressivi”, prendendo non a caso a riferimento “il modello” Livorno, servendosi del concorso di due docenti dell’Università di Pisa, Paolo Rognini e Paolo Fuligni. In questo studio-inchiesta, viene evidenziato come il comportamento scorretto dei conducenti di veicoli generi atteggiamenti e patologie pù o meno inconsce che producono quell’effetto conosciuto come stress, accompagnato da disturbi neurovegetativi e ansiogeni. Un automobilista normalmente corretto, ma anche un passante che assiste al ripetersi di episodi infrattivi o scorretti, reagisce con tipologie diversificate di comportamento, facendosi coinvolgere in un effetto domino di inosservanza del codice della strada, oppure reprimendosi e inibendosi emotivamente con effetti negativi sul tono dell’umore e con ripercussioni psicosomatiche anche nel lungo periodo. L’effetto domino è particolarmente evidente nella formazione “educativa” nei confronti dei giovani, futuri utenti della strada.

Tralasciamo in questa sede il problema della la tutela e dell’integrità delle acque interne che non rientra nella statistica in oggetto, ma ricordiamo che anche i natanti parcheggiati lungo i canali sono dotati di motori a scoppio (quasi tutti con inquinantissimi motori 2t) e che come tutti gli altri veicoli in sosta esalano carburante e in misura maggiore benzene che, per le sue particolari caratteristiche di volatilità, contribuisce all’inquinamento complessivo dell’area interessata anche se di natura passiva (quando non sono in funzione).

mercoledì 1 agosto 2012

Conferenza stampa: il video

Pubblichiamo il video di una parte della conferenza stampa di presentazione del nostro Nodo Territoriale ringraziando l'autore delle riprese, Giacomo Bazzi. Nella pagina della Fototeca, all'inizio della colonna qui accanto, trovate invece il servizio fotografico realizzato nella stessa occasione da Serena Toninelli.

Obiettivo "Buen vivir"

Pubblichiamo l'intervento di chiusura dell'attuale Referente locale di ALBA, Marcello Lenzi (a sinistra nella foto sotto), in occasione della conferenza stampa di presentazione del Nodo Territoriale livornese (30 luglio 2012).
L’epidemia finanziaria ed economica internazionale, europea, comunitaria, nazionale allunga le proprie conseguenze nefande anche ai territori locali. Per questo non è pensabile risolvere i problemi delle aree regionali e sub-regionali senza avere una bussola che ci aiuti ad orientarci rispetto a percorsi che ci portino fuori da questa sofferenza globale e locale al tempo stesso. La nostra stella polare è costituita dalle migliori elaborazioni di progetto politico che la Sinistra internazionale - in senso esteso - ha saputo sviluppare negli ultimi vent’anni. In particolare un contributo decisivo è venuto dalle esperienze di molti paesi latinoamericani - a partire dall'Agenda 21 di Rio 1992 e via via precisate attraverso gli appuntamenti di Seattle e Porto Alegre, la crisi Argentina e gli esperimenti di governo succeduti al cambiamento del quadro politico in molti di quei paesi che ha portato in alcuni alla promulgazione di Costituzioni che hanno introdotto a proprio fondamento il Buen vivir dei popoli. C’è un precedente analogo: la Dichiarazione d’indipendenza degli USA, ma anche una sostanziale differenza: lì il diritto alla felicità è un diritto individuale, noi invece pensiamo anche ad un diritto collettivo come bene comune. E non dimentichiamo il contributo personale di tanti più o meno noti che nel nostro paese hanno prodotto una riflessione densa e articolata e credibile che ha portato alla nascita di ALBA. 
Come declinare un obiettivo planetario a livello di una città o anche di una area vasta come si usa dire oggi a proposito del comprensorio Livorno – Pisa – Collesalvetti è l’impresa su cui vogliamo provare a cimentarci.
Il Buen vivir si basa su alcuni cardini che ricorrono anche nel nostro nome come Lavoro - Beni comuni - Ambiente, ma anche su altri cardini non meno importanti: Democrazia partecipata - Economia solidale e delle relazioni - Economia del limite, in un'ottica che ribalta il senso del benessere dalla quantità alla qualità, che fa della sobrietà, del non-spreco, del risparmio di energia, di risorse, di suolo un esempio di nuove abitudini collettive virtuose. Ecco allora alcuni dei temi su cui chiederemo il confronto con i cittadini, organizzati in soggetti collettivi o singoli, che in ogni modo in questi ultimi anni si siano fatti carico di interessi che siano compatibili con le nostre premesse.
Valorizzazione, sostegno, incremento
- dei percorsi effettivi di democrazia partecipata a cominciare dai bilanci delle istituzioni locali;
- di tutte le forme di lavoro che non confliggono con la salute dei lavoratori e delle popolazioni;
- della salute pubblica a cominciare dall’abbattimento delle sostanze che intossicano i cittadini e che sono prodotte da una politica dei trasporti sia urbani che extraurbani che privilegia mezzi che usano combustibili derivati dal petrolio e dalle industrie - di cui fanno parte anche tutte le forme di inceneritori comunque le si chiamino - che stringono la città in una morsa che ci colloca ai primi posti in Italia per l’inquinamento e alcune conseguenti malattie;
- della massiccia introduzione di dispositivi che si basano sul risparmio energetico e sull’uso di fonti alternative di energia, oggi apprezzabilmente competitive, almeno a partire dagli edifici pubblici e industriali;   
- di ogni forma che anziché consumare altro suolo, con un costo irrecuperabile per la qualità della vita (costo che non viene mai considerato ma che ricade peggiorando la vita dei cittadini) attiva percorsi di riuso e ristrutturazione del patrimonio pubblico e privato che è assolutamente già superiore alle esigenze della nostra popolazione. Il patrimonio pubblico censito e ristrutturato anche con forme di responsabilizzazione di soggetti collettivi di cittadini associati, se messo a disposizione di chi ne è il legittimo proprietario, favorisce la socialità e la crescita della identità e della responsabilità verso i beni comuni;
- di ogni pianificazione della città che favorisca la sicurezza effettiva dei cittadini attraverso la sinergia prodotta dal rafforzamento della socialità, dalla riscoperta della nostra identità di città delle tante nazioni, dalla riappropriazione dell’uso sociale di strade e piazze, oggi ridotte a canali di scorrimento del traffico urbano (per il quale abbiamo anche tristi primati per dannosità) e parcheggi, dall’uso di forme di illuminazione pubblica a led che permettano al contempo una maggiore distribuzione dei punti luminosi, un consistente risparmio sulla bolletta, una percorribilità facilitata per i disabili, un minor inquinamento luminoso per il quale si fa ogni anno un bel convegno al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, ma non un solo passo verso la messa in atto di buone pratiche;
- del senso di comunità attraverso un programma di valorizzazione della storia della città e dei valori positivi che le generazioni passate ci hanno lasciato attraverso un uso adeguato della toponomastica e degli arredi urbani artistici (perché non seguire esempi come Trieste dove, passeggiando per il centro, ti imbatti in statue di bronzo a dimensioni normali e in pose informali di grandi protagonisti che hanno portato lustro alla città come Svevo, Joyce e Saba;
- di manutenzione e decoro della città e del suo patrimonio verde con arredi urbani e utilità che rendano piacevole e confortevole per abitanti e turisti la pratica socializzante e salutare del passeggio pubblico, sia a piedi sia in bicicletta, favorito da un clima e da un profilo altimetrico che ci avvantaggia rispetto a città come Ferrara che pure ne ha fatto il proprio biglietto da visita;
- della progressiva attuazione della delibera comunale su Rifiuti Zero di ben due anni fa e dello sviluppo della raccolta differenziata che, iniziata 10 anni fa, praticamente è rimasta al palo mentre doveva introdurre progressivamente la raccolta porta a porta e la riduzione degli imballaggi, anche con forme premiali (esempi come Capannori sono anche vicini);   
- di politiche delle infrastrutture che privilegino gli spostamenti per acqua (autostrade del mare - di cui si parla ad ogni confronto elettorale salvo rimettere tutto nel cassetto dopo il voto - e canali interni come quello dei Navicelli) e su rotaia, anche col ripristino intelligente di rami dismessi (ad es. il trenino per Tirrenia inteso come metropolitana leggera fra S.Marco e Pisa a maggior ragione ora che si parla di unificazioni delle province) e collegamento diretto Porto - Firenze cosi come c’è la Fi-Pi-Li);
- dell’utilizzo del teleriscaldamento per abbattere le emissioni inquinanti e climalteranti, laddove possibile, per sfruttamento o di zone a bassa entalpia  (v. studi CNR sulla piana di Guasticce) o di impianti industriali che disperdono il calore nell’aria (raffineria) o nell’acqua (centrale ENEL);
- di semplificazione ulteriore dei rapporti fra cittadino e P.A. affiancando la forma online a quella tradizionale, ma non abolendo quest’ultima come in qualche caso (la firma digitale) che di fatto esclude chi si trova nella condizione di digital divide (per primi gli anziani);
- delle tante realtà associative del volontariato e della cultura che costituiscono un valore fondamentale per la città poiché con le loro attività alleggeriscono i compiti delle istituzioni e producono benessere sia per i singoli (sia per chi le fa sia per chi le riceve) sia per la comunità. Già si impegnano nella  promozione della cultura della solidarietà e della conoscenza, ma trovano spesso ostacoli che dovrebbero essere rimossi (il più comune dei quali è una sede) e dovrebbero invece essere supportate almeno mettendo loro a disposizione qualcuno degli innumerevoli locali di proprietà dei cittadini di cui non esiste neppure un censimento preciso e che si lasciano degradare per incuria oltre che per difficoltà economiche ed invece le associazioni potrebbero accollarsi in parte l’onere di restaurarle e mantenere così a costi modesti proprietà del patrimonio pubblico.   
E’ questa una sintesi di contenuti presenti negli interventi che mi hanno preceduto e che hanno illustrato in modo più particolareggiato alcuni dei temi che abbiamo discusso nei nostri incontri settimanali di questi due mesi. Continueremo ad approfondirli e a cercarne altri, e cominceremo a chiedere e accettare confronti con tutti coloro, in città, singoli e collettivi, partiti, centri sociali, comitati, gruppi d’interesse che si collocano nella prospettiva che un altro mondo è possibile.