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Cercando un'Alba di un nuovo lavoro
di Piero Bevilacqua
(il Manifesto, 5 luglio 2012)

Il nuovo soggetto politico dovrebbe convocare un'Assise nazionale in cui discutere di conversione ecologica, piccole opere, nuove economie produttive. Per creare nuovi lavori e uscire dalla recessione con un altro modello di sviluppo
 Il lavoro è dunque diventato il centro della discussione pubblica. O, per meglio dire, lo è diventato il tema della sua dilagante mancanza: la disoccupazione. Segno che il fenomeno non è più occultabile, non può essere più imbellettato dalla pubblicità politica corrente. Le liberalizzazioni e la riforma del lavoro con cui il governo ha dilapidato sei mesi di attività non hanno fermato, com'era prevedibile, l'emorragia di posti di lavoro, né arrestato la china in cui il paese va precipitando. Credo che tale nuova centralità dovrebbe costituire oggi l'occasione per afferrare più profondamente il carattere del capitalismo dei nostri anni e al tempo stesso per mettere alla prova la capacità progettuale della sinistra, e in primo luogo di Alba, la formazione che, sin nel suo nome, pone il lavoro al primo posto. Si comprende in effetti poco dei meccanismi posti in atto dal capitale negli ultimi trent'anni per rilanciare il suo processo di accumulazione su scala mondiale, senza guardare a ciò che è accaduto alla classe operaia e in generale al lavoro salariato. La condizione delle masse popolari è la faccia speculare delle metamorfosi del capitale. Anche a sinistra, la diminuzione del peso del lavoro nel processo produttivo - prevista da Marx - è stata scambiata spesso per l'ingresso in una nuova epoca di irrilevanza di ogni attività subordinata. In realtà, neppure il nuovo potere del capitale finanziario si comprende senza tener conto dei rapporti di forza che si sono imposti nelle fabbriche e nei servizi. Qualcuno rammenta le giornate di euforia che negli anni '90 viveva la borsa di Wall Street, alla notizia delle ondate di licenziamento di massa messe in atto dalle corporation? Il capitale finanziario è volato sulle ali dei crescenti profitti delle imprese ristrutturate, decentrate, subappaltate, delocalizzate, oltre che sul denaro a buon mercato della Federal Reserve e sui nuovi prodotti speculativi partoriti dalla matematica finanziaria. Né si comprendono gli elementi fondativi della presente crisi e la sua perduranza, se non si guarda ai rapporti di forza che oggi schiacciano la massa dei lavoratori, impotenti a rovesciare il meccanismo di rapina dei loro redditi che è all'origine del tracollo. Una così vasta massa di lavoratori, che ha bisogno di occupazione per sopravvivere, china la testa ai comandi di chi detiene le fonti di una così scarsa risorsa. Ma il paradosso è che senza un'ampia redistribuzione di ricchezza non si esce dal fondo del pozzo. Senza il dispiegamento di un vasto fronte di conflitto sociale e di classe la macchina non riparte neppure alla vecchia maniera.
Per tentare di risalire la china occorre dunque puntare sul lavoro, non solo per ridare equilibrio al meccanismo economico in crisi, ma per restituire protagonismo ai lavoratori e ai ceti popolari, per fare della loro spinta una leva, non per la crescita, come ci ripetono i meccanici affannati e impotenti intorno alla macchina in panne. La crescita vuol dire ripristinare il vecchio meccanismo accumulativo, senza nessuna considerazione per gli ecosistemi gravemente danneggiati, il deperimento delle risorse in atto, il danno ai beni comuni, il riscaldamento climatico che incombe. Qualcuno ha sentito evocare il termine ambiente tra i meccanici che in Italia e in Europa cercano di rianimare la crescita? E invece la crisi deve essere l'occasione per uscire dal vecchio sentiero, ormai interrotto. Certo oggi, in piena recessione, è ancora più difficile di ieri. Occorrerebbe un impegno politico e di mobilitazione non comune. Il maggiore partito del centrosinistra, il Pd, che pur gode ancora di un vasto seguito elettorale (è il più grande partito italiano) appare oggi drammaticamente impotente, atterrito dall'idea di dover governare un Paese senza sapere da dove cominciare. E i partiti cosiddetti radicali, Sel e la Fds sono piccole formazioni, con mezzi e possibilità limitati. Ancora più limitati, ovviamente, sono i mezzi dell'Alba, che sta appena muovendo i suoi primi passi. Pure, io credo che proprio da questa formazione possa venire un contributo importante, in grado di costituire un punto di leva per incominciare a sollevare la montagna. Una delle singolarità e punti di forza di questa formazione è la non comune varietà di competenze e saperi sociali che si ritrovano al suo interno, rappresentati da un folto gruppo di figure intellettuali, le quali incarnano non solo varie storie di militanza, ma soprattutto progettualità politiche diverse. Non ha un leader, quindi non è un partito, ma è un singolare contenitore di nuove culture politiche. Ebbene, io credo che oggi è il momento di rendere politicamente visibile la forza di progetto generale che è latente in questa ricca pluralità di saperi. E il tema del lavoro potrebbe essere esattamente il collante in grado di ricomporne l'intero orizzonte. Occorre cominciare a uscire dalle discussioni programmatiche interne per misurarsi al più presto con il mondo esterno, con i lavoratori e i cittadini italiani, oltre che con tutte le forze politiche della sinistra che appaiono disponibili e in primo luogo con il sindacato. Un'Assise nazionale del lavoro potrebbe essere l'occasione per ricomporre in una visione la più possibile organica i diversi assi tematici e progettuali che convivono in questa formazione. Dall'Assise dovrebbe emergere, come cornice generale, una circostanziata ricognizione sulla conversione ecologica che si può praticare in Italia nei prossimi anni, insieme alla indicazione dei vari ambiti in cui la creazione di lavoro può costituire la leva per una economia solidale e sostenibile. Penso, a questo proposito, ai vari contributi che possono venire da chi è esperto di infrastrutturazione e trasporti, da chi conosce i problemi delle aree interne e le potenzialità della nostra agricoltura, da chi studia i problemi della città e la gestione dei beni comuni dell'acqua, del suolo e dell'aria. In tale ambito ambito è possibile mostrare come le piccole opere, di consolidamento delle ferrovie locali, di ristrutturazione di acquedotti, di restauro dei centri urbani, di recupero e cura del nostro patrimonio artistico e monumentale, di fondazione di nuove economie produttive fondate sull'agricoltura di qualità, l'acquacoltura delle aree interne, la selvicoltura di pregio, possono produrre ricchezza e lavoro durevole rendendo al tempo stesso sistematica la manutenzione del nostro territorio, più attraente il nostro paesaggio. Gran parte di tali economie potrebbero essere attivate subito, anche in funzione antirecessiva, contrariamente a quanto si possa fare con le cosiddette grandi opere. Il ministro Passera ha appena annunciato un piano da 100 miliardi di grandi opere. Ma la loro messa in cantiere appare possibile almeno a partire dal 2015. E nel frattempo?
Il reddito di cittadinanza dovrebbe ricevere una definizione circostanziata nell'Assise. Ma ricordo anche che dentro l'Alleanza ci sono riflessioni importanti sulla possibilità di ripristinare una managerialità pubblica, in grado di rimettere in produzione imprese efficienti, (talora chiuse dagli imprenditori anche per ragioni speculative) ma anche per avviare la riconversione. La nefasta stagione neoliberista rende oggi la mano pubblica impotente a intervenire nelle tante situazioni di crisi della piccola e media industria. Lo Stato si è privato di ogni strumento per affidare l'intera macchina produttiva alla superiore sapienza del mercato. Ma oggi si può scorgere quanto sarebbe auspicabile disporre di una struttura agile e trasparente di supporto (di conoscenza di mercati e nuove tecnologie, di raccordo tra imprese e banche) da parte di un attore pubblico, sfuggito alle maglie dogmatiche del pensiero dominante. C'è infine tutto il mondo della disoccupazione giovanile a cui il governo Monti ha saputo offrire solo l'offa di una riforma del lavoro che nulla risolve. Una intera generazione condannata a sopravvivere col lavoro dei padri e la pensione dei nonni. Intanto centinaia di migliaia di laureati, dottori, frequentatori assidui di master, le migliori intelligenze della nostra gioventù, sono nel limbo del nulla, senza che da questo governo sia venuto un solo segnale, un solo gesto per non lasciarli cadere nella disperazione, per non farli fuggire all'estero. Nel frattempo, il ministro dell'Università è impegnato nella vasta impresa di togliere valore legale alla loro laurea. Eppure, con pochi soldi quanti giovani potrebbero continuare i loro studi e le loro ricerche? Alba potrebbe proporre per la nostra gioventù studiosa la creazione di qualcosa di simile alle Maisons des Sciences de l'Homme, strutture di ricerca che in Francia si affiancano all'Università e al Cnrs e che hanno una base regionale. Si potrebbe partire con un sistema di borse ai giovani studiosi e incominciare a impiantare in ogni regione italiana un polmone di ricerca in grado di fornire una utilità sociale di nuovo tipo, laboratori di idee capaci di fecondare i relativi territori. È una via per valorizzare al tempo stesso una forza lavoro intellettuale ormai di massa, che la cosiddetta crescita appare sempre più incapace di rendere protagonista.
Ecco, un'Assise del lavoro dovrebbe costituire la prima prova di una svolta storica. L'attuale meccanismo di accumulazione del capitale non crea piena occupazione e tende a frantumare e ad asservire il lavoro. Alla politica, alla politica della sinistra è offerto un nuovo territorio di egemonia: progettare forme nuove di lavoro. Attività che sfuggano alla logica della pura accumulazione di capitale e si inseriscano in un più largo orizzonte di utilità sociale e ambientale, operosità che diano reddito alle persone, ma soprattutto senso alle loro vite e al loro stare in un organismo e in un progetto solidale. Certo, so bene quali siano i reali rapporti di forze oggi in campo. Un bel campionario di idee senza partito accanto a un partito senza idee. Ma costituirebbe un importante passaggio politico cominciare a mettere insieme, in un progetto unitario e plurale, il vasto e disperso arcipelago delle forze della sinistra. Potrebbe avere una grande forza di attrazione, soprattutto fra i giovani frustrati e delusi, e condizionare il quadro politico generale. D'altra parte, se non si mostra che c'è una strada, un sentiero che conduce lontano, nessuno si metterà in cammino.
www.amigi.org



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Report Assemblea plenaria su Organizzazione e Statuto di A.L.B.A. 
Parma 1° luglio 2012

Nella giornata di sabato 30 giugno, circa 320-330 persone, riunite in 17 tavoli organizzati secondo il metodo PARTY, hanno affrontato temi programmatici e organizzativi ritenuti necessari per l'effettivo avvio del percorso di A.L.B.A. come soggetto politico nuovo. La discussione sull'organizzazione si è focalizzata su alcuni punti caldi affrontati nella bozza di Statuto e messi in evidenza nella scheda 4, che ha costituito il documento di partenza per  l'ultima parte del lavoro ai tavoli. Successivamente si è riunito un gruppo di sei persone individuate in base alla loro disponibilità e alla loro competenza nella gestione di eventi partecipati, che hanno raccolto i report dei 17 tavoli e prodotto il Documento del tavolo di sartoria su Organizzazione e Statuto (punti caldi e percorso partecipato).
Questo documento è stato presentato in assemblea plenaria la mattina di domenica 1° luglio, illustrato e discusso punto per punto, per arrivare a decidere sulle proposte, in qualche caso alternative, in esso contenute.
Riportiamo discussione e votazioni, seguendo l'elenco dei punti caldi.

Adesione ad A.L.B.A.
1)Tesseramento ad A.L.B.A.
Contro chi ritiene inutile una tessera, chi ritiene necessario prima di parlare di tessera chiarire che cosa è A.L.B.A. (un'associazione, un partito...…)
A favore chi attribuisce alla tessera un valore simbolico di riconoscimento reciproco, chi si pone il problema di coloro che non accedono a Internet e che devono avere un modo per sentirsi collegate ai nodi.
Approvata a larga maggioranza la decisione di avere una tessera.

Codice di accesso
Mozione d'ordine per rinviare la decisione in materia con la motivazione di approfondire meglio i casi di utilizzo.
Approvata a larga maggioranza la mozione d'ordine, quindi rinviata la decisione sul codice di accesso.

2) Dai tavoli è emerso un larghissimo consenso sul principio, contenuto sia nel Manifesto che nella bozza di Statuto, che le persone aderenti ad A.L.B.A. possano avere una pluralità di appartenenze, ovviamente non in contraddizione con i principi, lo Statuto, il Codice etico di A.L.B.A.
Non viene quindi effettuata una votazione, in quanto la decisione si considera assunta per largo consenso.

3) Possibilità di aderire direttamente ad ALBA, in caso di mancanza di un nodo raggiungibile. La decisione su questo punto viene rinviata, in quanto i tavoli non hanno sufficientemente discusso l'argomento.

4) Quota di adesioneapprovata a larga maggioranza la definizione della quota in cifra minima fissa, e non in % del reddito.
Approvata a larga maggioranza la determinazione della cifra in parte a livello di nodo, in parte a livello di coordinamento nazionale.

5) Data di avvio della campagna di adesioni: in alternativa alla proposta del tavolo di sartoria che prevedeva l'avvio della campagna di adesioni dalla data dell'approvazione dello Statuto del Codice etico e del regolamento, è stata avanzata la proposta di fissare subito una data. A maggioranza (con 4 voti di scarto) è stata approvata la proposta del tavolo di sartoria: quindi la campagna di adesioni prenderà l'avvio alla data dell'approvazione dello Statuto, del Codice etico e del regolamento. La presidenza dell'Assemblea sottolinea che l'esigenza di accelerare l'avvio della campagna di adesioni, chiaramente espressa con questo voto e non sottovalutata anche da chi ha votato per la proposta che àncora tale avvio all'approvazione dello Statuto, deve rappresentare uno stimolo a concludere prima possibile il percorso partecipato ad esso relativo.

6) Possibilità di adesione di soggetti collettivi
La discussione è stata complicata dal fatto che gli estensori della bozza di Statuto avevano inviato un emendamento che modificava la proposta contenuta nella bozza, in modo tale che essa non si presentava più come effettivamente alternativa alle altre, perché non si parlava più di adesione da parte di soggetti collettivi, ma per essi era prevista solo la possibilità di cooperare con A.L.B.A.. Inoltre il lavoro ai tavoli aveva eliminato alcune delle proposte previste nella Scheda 4. Si è deciso di fare una prima votazione sulla prima parte della prima alternativa, considerando tale decisione dirimente rispetto alle altre alternative.  Si è quindi votato sulla frase: L'adesione è solo individuale. Approvata a larga maggioranza.
Si sottolinea che tutti i tavoli hanno affrontato con impegno e competenza il tema, e il dibattito, anche nella plenaria, è stato ricco ed articolato.
La decisione di consentire solo le adesioni individuali ad ALBA ha però evidenziato la necessità di individuare i modi attraverso cui costituire relazioni stabili con liste civiche, associazioni o gruppi espressione dei movimenti. Su questo tema è stato deciso di continuare la riflessione, individuando, nella versione definitiva dello Statuto, che sarà frutto della scrittura partecipata, la collocazione e la formulazione più utile per il percorso di ALBA.

Organizzazione di A.L.B.A.
Non essendo emerse proposte nuove dai tavoli, sono in votazione le due alternative contenute nella scheda 4. Approvata a larga maggioranza la possibilità di adesione ad A.L.B.A. solo attraverso i nodi territoriali e non attraverso i nodi tematici. Resta valido il rinvio ad un approfondimento della decisione sulla possibilità di aderire direttamente alla rete, in caso di mancanza di un nodo raggiungibile.

Rappresentanza dei nodi al Coordinamento nazionale: approvata a larga maggioranza la rappresentanza ponderata comunque in numero pari, per garantire la presenza paritaria di uomini e donne, rimandando al percorso successivo la definizione dei criteri di ponderazione.

Controllo e garanzia
La decisione viene rinviata al successivo percorso partecipato, perché la discussione ai tavoli è stata insufficiente

Dopo Parma: il percorso partecipato continua
A partire dalle decisioni assunte l1 luglio 2012 a Parma, si avvia un percorso di definizione dello Statuto e del Codice Etico da parte di un Gruppo di lavoro, costituito da circa 15 persone, che resterà in carica fino alla convocazione dellAssemblea nazionale che varerà in via definitiva Statuto e Codice Etico.
Il Gruppo di lavoro darà conto sul Forum, ogni 15 giorni, della nuova formulazione, redatta sulla base delle indicazioni pervenute.
Tutti i Nodi sono chiamati a indirizzare al Gruppo di lavoro le osservazioni e proposte condivise e frutto della discussione interna al Nodo, entro il 20 settembre 2012.
Nei limiti del possibile il Gruppo di lavoro terrà conto anche delle proposte provenienti da singoli sottoscrittori del Manifesto e postate sulla apposita sezione del Forum.
Il testo della proposta definitiva di Statuto e Codice Etico verrà  presentata nel Forum e inviata ai nodi Territoriali entro la prima settimana di ottobre.
I nodi dovranno discutere e votare al loro interno la proposta di Statuto prima della convocazione dell'Assemblea nazionale previsto per ottobre 2012.
La convocazione dell'Assemblea Nazionale, che dovrà approvare in via definitiva Statuto e Codice Etico e dar vita agli Organismi previsti, avverrà entro ottobre  2012.
Approvato all'unanimità con 2 astensioni.

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Costruiamo politiche alternative all’Europa neoliberista e al montismo 



PROPOSTE PER UN’ALTRA ITALIA- SCHEDA 3


In grigio le integrazioni dei tavoli
PREMESSA
Questa scheda è rivolta e stimola il confronto su proposte puntuali che sono già presenti in molti documenti. Si tratta di un confronto su uno schema volutamente contenuto.
Siamo nel pieno di una sorta di fase costituente del capitale, che sta tentando di riscrivere tutte le regole del rapporto di lavoro, cancellando in nome dell'emergenza e del “ce lo chiede l'Europa”, i diritti e le garanzie sociali che hanno costituito il patrimonio del Novecento italiano e definito il modello europeo di società. Sui luoghi di lavoro la democrazia sembra un lusso che non ci si può più permettere: i diritti di cittadinanza si fermano ai cancelli delle fabbriche e dei call-center; la dignità del lavoro scompare nella riduzione della prestazione lavorativa a merce, mera funzione della competitività aziendale...
C'è ormai tutta una serie di norme, che si sono affermate nella ipocrita unità nazionale che ha sostenuto il governo Monti, che hanno costruito gerarchie e privilegi, nel deserto di diritti e riconoscimento anche simbolico del valore del lavoro. 
Il primo compito è trovare le forme per praticare il conflitto e ottenere la cancellazione di queste “riforme” che rischiano di cambiare prima la costituzione materiale e poi quella formale del nostro paese. Anzi mirano ormai a ottenere insieme entrambi i risultati.
Il secondo compito è – oltre alla resistenza e per darle senso e forza – saper progettare e proporre azioni e pratiche collettive in grado di difendere e allargare diritti, affermando la dignità del lavoro, la sua appartenenza alle radici della polis.

ALCUNE PROPOSTE
a) Occorre cancellare sia l'articolo 8 della “manovra di agosto” 2011, che rende privi di valore i contratti nazionali e li sottrae perfino ai vincoli della legge e della Costituzione, sia la riforma Fornero del mercato del lavoro, che svuota totalmente l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, negando la possibilità effettiva del reintegro e di fatto rendendo impossibile per lavoratori e lavoratrici far sentire la propria voce in azienda, organizzare la propria presenza e rappresentanza sindacale. Riaffermare così totalmente l'art. 18 ed estenderlo anzi tutti i lavoratori.

b) Occorre rivedere radicalmente la riforma delle pensioni. Non è un obiettivo velleitario o estremista, un altro lusso dei tempi passati durante i quali abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi – come fossero i ceti popolari italiani ed europei i responsabili della crisi, di cui adesso pagherebbero giustamente le conseguenze. Una riforma delle pensioni in senso di una 
maggiore tutela l'ha già decisa in Francia Hollande. Bisogna riconoscere che il lavoro non è tutto uguale, che certe prestazioni incidono sul corpo e sui ritmi della vita in maniera devastante.

c) Un altro elemento essenziale dell'ordine simbolico del “montismo” è la riforma costituzionale che ha fatto entrare – nel silenzio generale del paese - il pareggio di bilancio in Costituzione. Di nuovo la democrazia, la sovranità popolare, appare come la minaccia da imprigionare, se non addirittura il nemico da abbattere. 
Occorre dire che i contenuti dei nostri punti stanno tutti in Costituzione. Si deve riaffermare il valore di un movimento per la difesa della Costituzione. Occorre risalire ai principi di civiltà in essa contenuti, che sono stati svenduti dalla logica dell’impresa dell’abbattimento dei costi. 
La Costituzione si difende anche con l’introduzione di etica in tutti i settori, e codici disciplinari (la politica non può essere sottomessa alla finanza). La produzione deve avere l’etica della difesa dell’uomo.

d) Privatizzazione e Grandi Opere: un anno fa c’è stato il referendum sui beni comuni. In questi 12 mesi sono stati messe in atto una serie di leggi che ne annullano l’esito e che spingono alle privatizzazioni dei beni comuni. Non solo, ora nell’annunciato decreto sviluppo è prevista la (s)vendita dei beni demaniali e delle partecipazioni pubbliche. E ovviamente c’è il tema della contrarietà alla Grandi Opere Infrastrutturali, quali il TAV in Val di Susa, il ponte sullo Stretto di Messina, il tunnel TAV sotto la città di Firenze. In luogo di grandi e costose infrastrutture che non si giustificano né in termini finanziari né in termini economici, opere progettate male, opere con gravi impatti sul territorio e l’ambiente, opere rischiose. Si promuoveranno in alternativa opere e servizi diffusi di interesse collettivo come reti idriche e acquedotti efficienti, interventi diffusi di riassetto idrogeologico e prevenzione di dissesti, interventi per la messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici a cominciare dalle scuole e dagli edifici di pregio storico, interventi per la gestione razionale dei rifiuti e il riciclo, trasporti ferroviari regionali e nazionali su standard europei, trasporti pubblici urbani e servizi di mobilità sostenibile in rapporto alle esigenze dei cittadini, servizi di trasporto atti a cucire le relazioni in aree contigue come nel caso delle relazioni marittime con le isole lasciate dallo Stato in mano a imprese private che agiscono in pratica in condizioni di monopolio come nel caso dello Stretto di Messina, imponendo tariffe esose.

e) Non possiamo permettere che la democrazia, che non sta bene nemmeno fuori, si fermi ai cancelli delle fabbriche. Le aziende non possono pensare di scegliere loro il sindacato che preferiscono. Quello che firma gli accordi che vengono proposti dall'azienda con la formula così democratica del “o così o ce ne andiamo e sarete disoccupati: scegliete liberamente”.
È necessaria una legge vera sulla rappresentanza sindacale che non privilegi nessuno, ma dia spazio e libertà d'azione a quelle sigle e forme di rappresentanza che i lavoratori e le lavoratrici vorranno scegliersi. Analogamente si deve garantire il loro diritto a votare sugli accordi e i contratti che vengono proposti e che incideranno pesantemente sulle loro vite.
La sinistra delega alla FIOM la rappresentanza di questioni profondamente strutturali democratiche, ma quanto durerà la FIOM? La sinistra non può non farsi carico di questa questione. La FIOM non può non avere un interlocutore politico che potrebbe essere anche ALBA. 
Occorre passare attraverso una modifica culturale per arrivare ad un’economia a difesa dell’uomo. La forza rivoluzionaria che c’è in Costituzione è stata snaturata. Non ci sono più gli strumenti per attuare la Costituzione. La partecipazione dei cittadini è svilita. Occorre che la democrazia rappresentativa trovi assolutamente gli strumenti, affinché la Costituzione trovi rispettate regole che già ci sono. Occorrono interventi legislativi. 

f) Gli ammortizzatori sociali devono essere allargati e potenziati, non ridotti. Il reddito deve essere ripensato nel suo rapporto con il lavoro. Il reddito di cittadinanza è un principio affermato in Europa che il nostro paese non ha mai recepito e che può garantire il diritto allo studio riducendo il ricatto sul salario. 
Ci devono essere dei limiti al livello delle pensioni e degli stipendi, dei tetti, altrimenti si arriva alla mercificazione. 

g) Insieme al reddito di cittadinanza, la riduzione dell'orario di lavoro può ridefinire il rapporto fra lavoro e vita, tempi della produzione e della riproduzione, ruoli e relazioni fra i generi, appartenenza al tessuto sociale e prestazioni lavorative.
È una misura indispensabile per contrastare gli effetti devastanti della precarizzazione del lavoro. Precarizzazione che sta segnando la condizione esistenziale di una intera generazione, che occorre contrastare e ridurre radicalmente.
Non è vero che la competitività si basa sui costi del lavoro; ce lo dimostra la Germania che è competitiva. Quindi occorre tornare alla civiltà nella competività. Ma la competitività esclude, crea esclusione ed emarginazione. La dignità di chi ha lavorato una vita e ha creato; pagato il 30% di contributi, si ritrova, in una situazione di degrado ed esclusione nel momento in cui si lavora solo pensando alla competitività. Non è ricompensato. 
La questione della riduzione dell’orario di lavoro si lega alla ridistribuzione del lavoro: per esempio lavorare meno per lavorare tutti (esempio contratti di solidarietà).
Occorre ripensare l’attuale organizzazione del lavoro, novecentesca, fordista, fondata sul lavoratore maschio che usa la femminilizzazione del lavoro inglobando il femminile, senza riconoscere la specificità delle donne, la maternità e la paternità, umiliando anche gli uomini rispetto alle funzioni di difesa e cura della vita. 
Lavoro intellettuale e lavoro manuale: siamo ricchi di giovani laureati disoccupati, il lavoro manuale che importanza ha per noi? Dovremmo rispondere a questa domanda.
UNA PROPOSTA: Costruire un Gruppo di lavoro di Alba che esprima una proposta di iniziativa nazionale su Fincantieri, ENI, Enel nella quale esporre proposte per coniugare i diritti del lavoro, della natura e della democrazia partecipata e comunitaria e una grande conferenza su Politica industriale, energetica ed agricola e alimentare del Paese. La proposta si collega all’iniziativa nazionale sul Lavoro a Torno a fine settembre. 

h) E infine c’è il tema di una politica fiscale radicalmente diversa, che contrasti la crescita spaventosa delle disuguaglianze, e dica dove e da chi recuperare le risorse (patrimoniale, tassazione delle rendite finanziarie…. ).
La questione fiscale è centrale ed andrebbe detto da ALBA che in Italia c’è una specie 
di guerra civile fredda, gerarchicamente questa questione ha più importanza di quanto non appaia dal documento. 

i) si propone una legge a tutela del territorio per evitare che le multinazionali restino nel ns Paese il tempo necessario per sfruttare le risorse e poi se ne vadano a produrre dove costa meno. 
Come agire collettivamente il conflitto con queste misure devastanti, che peggiorano radicalmente condizioni materiali e qualità della vita delle persone? 
Quali proposte avanziamo?
- Si propone di allegare alla scheda 3 la carta di Teano “L’Italia che sogniamo e che vogliamo costruire” 
Costruire un’Italia Equa e Solidale, un’Italia nuova, agendo secondo lo spirito e i 10 principi della Carta di Teano (v. all.1)

l) Riequilibrio: in Italia ci sono troppi squilibri: TERRITORIALE tra Nord e Sud, tra i GENERI, aree interne e aree urbanizzate, nella gestione delle risorse (grandi opere rispetto a piccole opere utili, ecc..)
Occorre perseguire azioni forti di riequilibrio: tra le classi sociali (ridistribuzione del reddito), tra uomo e donna nel lavoro e nelle responsabilità dirigenziali e politiche, tra Nord e Sud del paese (Questione Meridionale), tra città e campagna, tra aree interne ed aree costiere, tra servizi di alta qualità per nicchie di privilegiati e servizi modesti per la grande maggioranza della popolazione (trasporti equo-sostenibili diffusi in luogo di grandi opere concentrate, ferrovie regionali e trasporti pubblici locali in luogo di costosi TAV, servizi sanitari su standard adeguati, servizi di riciclo produttivo dei rifiuti, scuole e università pubbliche, di qualità e non discriminanti, servizi sociali e di solidarietà per i più deboli).
-Lotta culturale alla “mafiosità” 
Crediamo che la 'ndrangheta e tutte le mafie rappresentino la negazione dell'umano, che siano l'esaltazione dell'odio e del potere in questo preciso ordine, di contro alla solidarietà, alla sorellanza e fratellanza. 
Assumere come obiettivo primario la lotta alle mafie, alla criminalità, alla corruzione, alle connivenze, a qualsiasi livello dell'amministrazione politica e del sistema produttivo si presentino, per seguire percorsi di legalità e sviluppo civile; combattendo la “mafiosità” (intesa anche come familismo amorale, come atteggiamento che permea pensare e agire, ecc..) 
-Coltivare la cultura della responsabilità individuale e collettiva
- Coltivare la cultura e il radicamento del senso di appartenenza e della cura del proprio territorio 
- Aderire alla campagna RifiutiZero.

-Azioni di visibilità mediatica su uno o più (anche qualsiasi dei punti precedenti)con SLOGAN comuni “LADRI di DEMOCRAZIA, il nostro voto va rispettato” con
azioni sincronizzate e coordinate 
- All’interno delle scuole, sin dalle elementari, creare interessi e discussioni sulla Costituzione e sui valori ivi espressi, anche perché in tali età sono particolarmente ricettivi. Rinforzare lo studio della storia contemporanea e della Costituzione nella scuola in genere. 
 
m) Si possono usare strumenti come quelli del referendum o del disegno di legge di iniziativa popolare?
Sul Referendum: possono essere armi a doppio taglio, bisogna avere obiettivi molto chiari ed accessibili (come quello dell’acqua) per creare una vera mobilitazione generale. Non si può fare comunque un referendum contro una norma costituzionale (art. 81), quindi sarebbe un’arma “spuntata” in questa direzione. 
Ma si può promuovere una legge di iniziativa popolare. 
Il referendum come le leggi ad iniziativa popolare, sono stati tuttavia svuotati. Sono strumenti da utilizzare, ma vanno rinforzati. Forse vanno trovati altri strumenti di democrazia diretta (consultazioni anche a livello territoriale sui progetti locali). 
UNA PROPOSTA: per rendere efficace l’iniziativa popolare, basterebbe un regolamento affinchè alla Camera, vi sia l’obbligo di discutere entro 30 giorni una proposta di legge di iniz. Popolare (una garanzia già presente ad es. nello Statuto della Regione Toscana).
Un altro punto da trattare è la questione dei diritti civili (un es: coppie di fatto).
Tema dei rapporti internazionali dell’Italia e tema del modello di sviluppo: come vengono spesi i soldi per lo sviluppo? per noi non va bene spenderli per costruire la TAV (che furbamente chiamano progetto low cost). Il modello di sviluppo imposto dagli USA (esempio: poli chimici vicini alle città) non ci va bene. Perché non valorizziamo il patrimonio culturale e paesaggistico ed investiamo lì? Il problema è che a tutt’oggi stiamo facendo ciò che decidono gli USA che hanno le loro basi militari sul nostro territorio, quindi dobbiamo sempre fare i conti con questa “presenza”. Parlare di modello di sviluppo vuol dire partire dal liberarci di queste costrizioni. L’Austria si è dichiarata neutrale, non ha missili, armi o altro…e noi? Inoltre i privilegi della presenza della chiesa cattolica in Italia, che segue la stessa logica di ricatto.
Problema della svendita dei beni demaniali: si lega al punto precedente, con il rischio di far crollare il mercato immobiliare. Sono beni che potrebbero essere usati con fini sociali e occupazionali. Dovremmo trovare delle forme REALMENTE cooperative perché oggi le cooperative sono aziende private mascherate, perché le maestranze non possono gestire aziende che stanno per chiudere? Nascerebbero associazioni 
cooperativistiche vere. E non dimentichiamo il rapporto che dobbiamo avere con l' immigrazione regolare e non. Va chiesta esplicitamente la cancellazione della legge Bossi-Fini. Va altresì affrontata la questione dell’inclusione e dell’integrazione, a tal riguardo è necessario occuparsi di diritti umani (attualmente costantemente conculcati). Ci sono nel nostro Paese etnie come quella dei Rom per le quali sovente la discriminazione e il razzismo sono elementi “trasversali”, pensiamo agli sgomberi operati in tutte le città, dal centro destra e dal centro sinistra. 
Temi da approfondire sul piano della mobilitazione sociale sono:
- Occupazioni per la trasformazione dei luoghi del potere 
-Insubordinazione – disobbedienza civile
-la questione della RAPPRESENTANZA 
COSTRUIRE PARTECIPAZIONE NEI TERRITORI:
Il nodo di MATERA, ad esempio, ha fatto una mappatura a Matera della situazione lavorativa, quartiere per quartiere, e poi è partita con una campagna di sensibilizzazione. Su questi temi occorre fare campagne di sensibilizzazione, quartiere per quartiere, laboratori. (MAPPATURA – LABORATORI, parlare, dare la possibilità alla gente di incontrarsi e confrontarsi ). 
Lo strumento dei laboratori è molto importante, fa parte della democrazia partecipativa e deve essere molto rafforzato. OCCORRE CONTARE ANCHE NELLE DECISIONI, OLTRE A FUNZIONARE DA ANTENNA DEI PROBLEMI DEL TERRITORIO.
Sul territorio è importante infatti: 1) la comprensione per tutti sui problemi di cosa si sta parlando 2) territorio e comunità vanno a braccetto : occorre il dialogo nella realizzazione dei progetti. Il consenso col solo voto non basta; il consenso occorre anche nei progetti
COMPLESSIVAMENTE questo documento rispecchia le proposte della FIOM. Essa è ben cosciente del fatto che è molto difficile risolvere il problema senza agire collettivamente con più soggetti. Occorre riuscire a mettere insieme ceti medi con reparti più coscienti delle classi operaie; creare quindi grandi alleanze di coscienza. Per riuscire a entrare e a cambiare le cose, laddove sono annidati poteri forti, occorre collaborazione, dialogo cooperazione e alleanze tra associazioni e rappresentanze della società civile e dei lavoratori. 


All.1 - Carta di Teano, 24 Ottobre 2010

L'ITALIA CHE SOGNIAMO e che vogliamo costruire


1. E’ Italia che garantisce a tutti suoi abitanti un minimo vitale, un reddito di cittadinanza, che valorizza il lavoro e la produzione di beni socialmente utili e compatibili con l’ambiente, a partire dai valori e diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.


2. E’ l’Italia che accoglie il profugo, lo straniero perseguitato, disperato, costretto all’emigrazione da guerre e disastri ambientali, da un’economia globale escludente e punitiva con i più deboli. Un paese aperto al mondo, accogliente, multiculturale.


3. E’ l’Italia che protegge, cura e preserva, per le generazioni future, il suo straordinario patrimonio culturale, storico, architettonico. E’ il paese dei paesaggi armoniosi, costruiti attraverso un secolare e paziente interscambio tra uomo e natura. E’ L’Italia della Co-Creazione , tra l’attività umana e questa Terra che ci è stata prestata.


4. E’ l’Italia che riduce i consumi, lo spreco, e valorizza il riciclaggio degli scarti di lavorazione, mentre combatte il riciclaggio del denaro “sporco”. E ‘ il paese delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, della sovranità energetica ed alimentare.


5. E’ l’Italia dei mille prodotti tipici, della biodiversità agricola, gastronomica, culturale. E’ il paese dalle mille reti solidali tra produttori e consumatori, che costruiscono ogni giorno un altro mercato, equo e solidale, con il lavoro e l’ambiente.


6. E’ l’Italia che si fa amare in tutto il mondo nel campo dell’arte, della cultura , della scienza, dello sport. Il paese del Bello e/è Buono, della ricerca scientifica finalizzata al miglioramento della qualità della vita, della Cultura come Bene Comune accessibile a tutti. L’Italia che evita la fuga dei giovani all’estero. L’Italia Unita come punto di riferimento della più vasta Comunità Euro-Mediterranea da costruire nel prossimo futuro.


7. E’ l’Italia della pari dignità tra uomo e donna, della condivisione delle responsabilità pubbliche e private, tra il femminile ed il maschile che ha reso così ricca ed affascinante la vita su questo pianeta. E’ il paese del legame forte e solidale tra vecchie e nuove generazioni, che vede nell’anziano una risorsa di saperi e utilità sociali e nei giovani una pianta che ha diritto a crescere in un terreno fertile e ricco d’acqua. 


8.E’ l’Italia della pace e della solidarietà e cooperazione, che si batte a livello internazionale perché la guerra sia messa al bando, il disarmo reale liberi risorse umane e finanziarie per sostenere le popolazioni più deboli, per ripristinare l’habitat degradato. E’ il paese che lotta affinché sia abolita in tutto il mondo la pena di morte (USA e Cina inclusi), perché la tortura sia messa al bando, perché le carceri siano un luogo di recupero e non un girone dell’inferno.


9.E’ l’Italia che rispetta la memoria delle sue vittime, che pretende la verità e la trasparenza nella gestione della Res Pubblica. E’ l’Italia dei mille Comuni, dove si pratica una democrazia partecipata, dove i cittadini sono soggetti attivi e responsabili, dove la Scuola ha un valore fondamentale ed al prezioso lavoro dei suoi operatori è riconosciuta la giusta mercede e dignità.

 
10.E’ l’Italia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Don Diana e Peppino Impastato, di Giuseppe Valarioti e Rocco Gatto, e di migliaia di cittadini e servitori dello Stato che hanno perso la vita per non cedere al ricatto dei poteri mafiosi e di quelli occulti. E’ il paese all’avanguardia nella lotta contro la nuova borghesia criminale che sta conquistando il pianeta con i suoi capitali insanguinati che sono arrivati a dominare interi Stati ed istituzioni locali e internazionali. 






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