domenica 29 luglio 2012

Quale sicurezza?


Pubblichiamo il contributo di Luca Filippi (sopra nella foto scattata in occasione della conferenza stampa di presentazione del Nodo Territoriale labronico di ALBA il 30 luglio 2012), componente del nostro Nodo, sul tema della Sicurezza.

DUE MODELLI A CONFRONTO: SICUREZZA “FISICA” E SICUREZZA URBANA

In Italia da circa un ventennio, sull’onda di alcuni gravi accadimenti, si sono innestate nuove paure, una volta sconosciute nella nostra comunità. Torneremo dopo su questi accadimenti e sulle paure da essi (ma non solo da essi) originate.
Giova prima soffermarsi sul concetto di sicurezza.
La Sicurezza Globale Percepita dal singolo, e di conseguenza dalla massa, è data da varie “sicurezze”:
climatica, perché fisicamente è la prima cosa che percepiamo (temperatura, umidità, ecc), e negli ultimi anni siamo diventati prima empiricamente e poi culturalmente consapevoli delle variazioni climatiche ormai irreversibili;
economica, perché la dimensione sia fittizia (monetaria), che reale (possibilità di sostentamento), sono sempre più compresse nel nostro modello sociale neo-liberista;
sanitaria, perché conseguentemente alla contrazione delle disponibilità economiche individuali ed ai tagli imposti dal vigente sistema economico neo-liberista tutti i servizi pubblici hanno subito riduzioni;
esistenziale o fisica, ovvero quella relativa all’incolumità della persona.
Tutte insieme concorrono ed interagiscono, si mescolano, solo che la sicurezza fisica, a seguito di operazioni mediatiche e “culturali” condotte, è stata trasformata e confusa con “LA SICUREZZA” per eccellenza.
Posto che la sicurezza in ogni sua forma è un BENE COMUNE come il lavoro, la salute, l’ambiente, l’educazione, la cultura ecc., si è passati dal prevalere del valore della SICUREZZA SOCIALE a quello della SICUREZZA FISICA, quella di cui “dovrebbero occuparsi leggi e polizia”, secondo un errato pensiero corrente.


DATI NUMERICI
Da rilevare come in tutta Europa, Italia compresa, mentre l’attenzione (e gli investimenti) delle istituzioni su sanità, istruzione, cultura, lavoro, ambiente sono calati, a fronte di un aggravamento del senso d’insicurezza collettivo ed individuale in tali campi, succede l’opposto per la PERCEZIONE D’INSICUREZZA FISICA, nonostante il numero dei reati sia notevolmente calato. E’ difficile credere ad un dato simile, visto quanto tempo è che veniamo martellati dai media in senso opposto, ma le fonti sono il SERVIZIO ANALISI CRIMINALITA’ del ministero dell’interno, che trae i propri dati dalle questure, e l’ISTAT.
2006 – FINE 2011:
omicidi -15%, tentati omicidi -10,8%, furti -16%, rapine -32%. Sono aumentati i furti in abitazione e le truffe, ma è da tener presente che il grosso delle truffe è di natura informatica, e che questo genere di attività nasce a metà anni ’90. La tendenza è omogenea in tutta Europa, e in Italia le cose vanno un po’ meglio rispetto a Francia, Spagna, Gran Bretagna. Ancor meglio vanno in Germania, ma la crisi là si fa sentire meno e diversamente, soprattutto le maggiori spese sociali fanno avvertire minor INSICUREZZA GLOBALE (Istruzione, lavoro, salute).


NON CORRISPONDENZA TRA CALO DEI REATI E INSICUREZZA PERCEPITA
Il 29% circa delle famiglie italiane sente minacciata la propria incolumità fisica, l’85% crede che negli ultimi 5 anni la criminalità sia aumentata. Perché i dati reali contrastano con la percezione?
Analizziamo le tipologie di persone che si sentono più minacciate: donne, anziani, minori, giovani, operai, disoccupati, redditi più bassi. Ovvero, le persone cui di fatto manca la sicurezza sociale. Se poi confrontiamo questi dati in rapporto ai mass – media, notiamo che le persone più esposte alla tv sono le più spaventate, in particolare se seguono trasmissioni ansiogene quali “La vita in diretta” e simili, dove un episodio di cronaca nera viene riproposto per mesi.


DISINFORMAZIONE TELEVISIVA ED ELEZIONI
Dall’estate 2007, inizio crisi, a tutto il 2011, le reti Mediaset e le prime due Rai hanno dato da 1100 a 1700 notizie di cronaca nera e da 147 a 327 sulla crisi mondiale-europea-italiana. Fa eccezione Rai 3, con 634 contro 270 (fonte osservatorio di Pavia).
Emblematico l’omicidio di Paola Reggiani, sul quale è stata costruita la campagna mediatica per l’elezione del sindaco di Roma Alemanno. Il biennio 2007 – 2008 è stato, nella storia d’Italia, quello in cui si è visto il maggior sforzo politico e mediatico per attrarre prima l’attenzione, poi il consenso degli italiani sulla “sicurezza fisica”. Il modello a “spirale crescente” è:
CREAZIONE/ALIMENTAZIONE DI PAURE – PROPOSTA DI SOLUZIONI SECURITARIE – IPERPRODUZIONE DI LEGGI REPRESSIVE – TAGLI ECONOMICI E RIASSETTI DISORGANIZZANTI DELLE FORZE DELL’ORDINE – CATTIVI RISULTATI OPERATIVI VISIBILI (immigrazione) - CREAZIONE/ALIMENTAZIONE DI PAURE…..”.


SICUREZZA, DESTRA, SINISTRA
Purtroppo la sinistra, o comunque le forze progressiste, hanno sempre considerato la sicurezza “roba da destra, da fascisti”, col risultato che non c’è mai stata un’elaborazione né culturale, né pratica di un modello di sicurezza alternativo alla “democrazia penale”, ai pacchetti sicurezza, alle ronde, all’alimentazione di ignoranza, quindi pregiudizi, quindi chiusure escludenti e marginalizzazione – ghettizzazione; il tutto frutto della polarizzazione economica e sociale che viviamo. Mancando un percorso autonomo di crescita delle forze che dovrebbero essere innovatrici e rispettose dei diritti dei più deboli ed emarginati, purtroppo spesso vengono (mal) scimmiottate e rincorse le politiche neo-conservatrici, col solo e fallito scopo di catturar consensi elettorali.


QUALE NUOVO MODELLO DI SICUREZZA URBANA
Poiché, come abbiamo visto, la sicurezza globale è frutto del rispetto della sicurezza di vari diritti (sociali), il primo punto programmatico per la sicurezza urbana è una più equa distribuzione di ben-essere, assai diverso dal ben-avere, con cui spesso lo confondiamo. Idem dicasi per il lavoro e l’welfare.
Occorre anche promuovere da subito crescita culturale e politiche che potranno dare risultati duraturi e radicati solo col tempo. Invecchiamento demografico ed impoverimento alimentano le paure, quindi servono politiche demografiche cittadine lungimiranti; i migranti devono esser trasformati in risorsa, anziché in minaccia. Non c’è alternativa. La sicurezza globale, che contiene quella fisica, è il risultato di percorsi partecipati e condivisi da tutte le agenzie della città, comune, prefettura, questura, organizzazioni sindacali, scuola, ma anche e soprattutto urbanistica e architettura.
Paradossalmente, proprio i tagli di bilancio dei comuni producono non risparmio, ma costi sociali che poi si tramutano in marginalità e quindi paura ed esclusione, non solo verso i migranti ma oggi, con la crisi, anche verso i nuovi poveri italiani. In sostanza, al centro della sicurezza, insieme ad un buon sistema di welfare, è la riqualificazione urbana.


LIVORNO
Anche a Livorno si sono separati i luoghi dell’abitare da quelli del comprare, del lavoro, della socializzazione, quando quest’ultima c’è. Le istituzioni sono spesso in concorrenza tra loro, quando non in contrasto, anziché progettare, condurre e realizzare progetti (ri)qualificanti del vivere comune. Troppo spesso la linea è quella del “vigile – sceriffo”, della “bonifica del territorio da stranieri ecc”, e vanno così sprecate risorse umane ed economiche, da destinare invece ad una miglior vivibilità dei quartieri, soprattutto Nord, ma non solo. Manca un governo complessivo della città, prevalgono logiche spartitorie finalizzate ad imbonire, nelle migliori ipotesi gruppi economico-“politici” più o meno contigui.
Manca un “piano dei tempi e degli orari”, che metta in relazione le mutate esigenze “private” col “pubblico”, una correzione alla politica abitativa fin qui seguita, che crea quartieri – dormitorio, talvolta ghetto, favorendo omogeneità sociale e fragilità degli abitanti di un quartiere, anziché favorirne la “contaminazione reciproca”, soprattutto sul piano culturale. Realizzazione di centri commerciali “templi del modello consumistico”, delocalizzazione del lavoro, quartieri lontani ed isolati, sono la perfetta ricetta della società non coesa, consumista, improduttiva, marginalizzante. Aggiungiamoci i vari ”poli ambientali” quali discariche periferiche, rigassificatori ed inceneritori, ed è completo il quadro della politica della SICUREZZA GLOBALE di Livorno. Mancando, od essendo inadeguata ed insufficiente, da parte degli amministratori, una politica dell’integrazione e dell’intercultura (riferite non solo ai migranti, ma a tutti gli abitanti della città), è ovvio che l’ignoranza e le paure prendano il sopravvento.
Manutenzione della città, riprogettazione dei servizi di polizia, servizi di quartiere, prossimità, cooperazione tra e con i cittadini, sono più economici ed utili di alta tecnologia (telecamere), chiusura sociale, escalation securitaria.
Si tratta sostanzialmente di agire in positivo e non in difesa, costruire invece che (solo) “sorvegliare e punire”.



Nessun commento:

Posta un commento