Beni comuni
Una delle tre parole chiave del
programma di ALBA è “Beni comuni”.
La nozione di bene comune non è tanto
da riferirsi alla specifica proprietà pubblica, quanto alle modalità
di gestione ed utilizzo di quei beni che hanno un valore di interesse
generale e per la gestione dei quali devono essere previste adeguate
forme di controllo dal basso, da parte della collettività.
Beni comuni sono l’acqua, il suolo, i
servizi pubblici di interesse generale, il patrimonio culturale,
artistico, monumentale e paesaggistico.
La profonda crisi
economico-finanziaria, la riduzione dei trasferimenti agli Enti
territoriali, la crisi di liquidità sono stati tutti fattori che
hanno spinto, negli ultimi anni e nella logica di fare cassa
nell’immediato, verso politiche di vendita dei beni pubblici, di
dismissione di partecipazioni pubbliche, nonché di privatizzazione
di servizi di interesse generale.
Tra i cardini del programma di ALBA c’è
proprio quello di difendere i beni comuni da una privatizzazione
spinta all’eccesso, in favore di una gestione ed un controllo
partecipati, per garantire il diritto di tutti all’accesso ed
all’utilizzo dei beni comuni stessi.
I servizi di interesse generale ed i
servizi pubblici locali sono stati oggetto di ripetuti interventi
normativi che, a partire dai Novanta, hanno spinto verso la
progressiva privatizzazione delle società pubbliche quale strumento
di apertura al mercato e di acquisizione di risorse finanziarie per
altri scopi utili.
Se può essere condivisibile la logica
che vuole circoscrivere l’azione degli Enti territoriali alle
proprie funzioni istituzionali e di servizio, dall’altra - oggi - è
del tutto evidente che l’intento di liberalizzare totalmente alcuni
servizi in nome di una migliore efficienza e minori costi non abbia,
il più delle volte, portato ai risultati sperati, anzi!
I servizi di interesse generale ed i
servizi pubblici locali possono, invece, diventare il braccio
operativo attraverso cui le Amministrazioni locali - e attraverso di
esse, le comunità locali - potrebbero avviare una politica economica
in molti dei settori cruciali per la riconversione ecologica:
energia, mobilità, risorse idriche, agricoltura, gestione del
territorio.
In tema di servizi pubblici, preme
menzionare il caso eclatante del referendum dello scorso anno con il
quale i cittadini si sono inequivocabilmente espressi contro la
privatizzazione dell’acqua.
Il legislatore, successivamente, ha
cercato di far rivivere la normativa abrogata nell’ambito della
manovra dell’agosto 2011, ma proprio pochi giorni fa la Corte
Costituzionale, nella sentenza n. 199 del 17 luglio 2012, ha
dichiarato l’illegittimità costituzionale di detta normativa.
La politica ha il dovere di trovare
strade alternative concrete alle politiche di liberalismo nell’ambito
della gestione dei beni comuni, che devono essere gestiti in modo
efficiente e partecipato ed avendo come obiettivo primario la massima
accessibilità da parte della collettività.
Parlando di beni comuni, una
riflessione merita anche il tema della gestione ed alienazione del
patrimonio immobiliare pubblico.
Anche in questo caso, per dare ascolto
alla sola istanza finanziaria di “fare cassa”, la normativa più
recente ha spinto verso processi di dismissione del patrimonio
pubblico, senza riflettere sul fatto che, spesso e volentieri, una
valorizzazione immobiliare proiettata sulla strategia del
“convertire-riqualificare-recuperare” il patrimonio (che non
viene alienato, anzi aumenta di valore) possa essere più conveniente
in termini economici e sociali.
Oggi si deve puntare su processi di
valorizzazione e di messa a reddito del patrimonio pubblico avendo
una visione più ampia, che preveda il coinvolgimento e la
partecipazione della cittadinanza nella definizione delle
destinazioni d’uso, e che non si riduca solo ad alienazioni
immediate che, spesso, scontano l’inevitabile minor valore
derivante da un mercato immobiliare attualmente limitato dalla crisi
di liquidità. Non svendere il patrimonio immobiliare pubblico vuol
dire tutelare il risparmio, anch’esso un bene comune
costituzionalmente garantito.
La valorizzazione del patrimonio
pubblico, oggi, ha l’obbligo di rispondere ad esigenze di natura
economica, sociale e generale e può diventare oggetto di progetti,
iniziative e processi partecipativi locali di grande rilevanza.
Piuttosto che puntare sulla
realizzazione di grandi e costose opere pubbliche, occorre rilanciare
la spesa pubblica “buona”, che è anche quella che consente di
recuperare il patrimonio esistente, di evitare ulteriore consumo del
territorio, di rinvestire nella riconversione ecologica.
Su questo bisogna pensare
all’opportunità che gli Enti territoriali, in particolare, hanno
per affermare un loro nuovo protagonismo in tema di valorizzazione
del patrimonio immobiliare, vista anche la prospettiva di
trasferimento agli stessi dei beni dello Stato, mediante il
cosiddetto federalismo demaniale.
Proprio gli Enti territoriali oggi
devono cogliere l’occasione di ricondurre e collegare il tema della
valorizzazione immobiliare a quello dello sviluppo e della
riqualificazione del territorio.
D’altra parte, la non corretta
valorizzazione del patrimonio è, comunque, una forma di spreco delle
risorse pubbliche che va contrastata.
Alcune proposte di ALBA per i beni
comuni:
- Promozione di politiche ed
interventi di recupero, valorizzazione e riqualificazione del
patrimonio pubblico esistente, anche mediante piccoli progetti di
collaborazione tra Enti e le realtà associative presenti sul
territorio.
- Promozione di iniziative di
partecipazione pubblica nell’ambito della definizione dei Piani
Triennali delle Opere Pubbliche degli Enti Territoriali, al fine di
individuare, in modo partecipato, le opere ed i servizi diffusi di
interesse collettivo da finanziare in modo prioritario, quali reti
idriche, acquedotti, strade, interventi di riassetto idrogeologico,
messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici, ecc..
- Reinvestire in politiche sociali le
risorse finanziarie derivanti da una migliore valorizzazione del
patrimonio immobiliare pubblico.
- Coltivare la cultura e il
radicamento del senso di appartenenza e della cura del proprio
territorio. Bisogna promuovere l’attenzione e la cura che le
comunità devono avere nei confronti dei beni comuni che hanno in
consegna per conto di tutta l’umanità.
- Promuovere strumenti di
pianificazione urbanistica partecipata finalizzata alla
valorizzazione e riqualificazione delle aree pubbliche e del
territorio.
- Definizione, da parte degli Enti pubblici proprietari, di “Piani di Razionalizzazione” per un uso più efficiente degli spazi di proprietà pubblica destinati a fini istituzionali. Il che potrebbe consentire di recuperare nuovi spazi già “pronti per l’uso” da mettere anche a disposizione delle realtà sociali e dell’associazionismo in generale che sul territorio contribuisce attivamente, al fianco degli stessi Enti pubblici, ad erogare servizi di interesse generale in favore della collettività.
- Definizione, da parte degli Enti pubblici proprietari, di “Piani di Razionalizzazione” per un uso più efficiente degli spazi di proprietà pubblica destinati a fini istituzionali. Il che potrebbe consentire di recuperare nuovi spazi già “pronti per l’uso” da mettere anche a disposizione delle realtà sociali e dell’associazionismo in generale che sul territorio contribuisce attivamente, al fianco degli stessi Enti pubblici, ad erogare servizi di interesse generale in favore della collettività.
- Definizione di strumenti più
efficaci di controllo dei servizi pubblici locali gestiti da società
pubbliche e/o miste.
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