Pubblichiamo l'intervento di chiusura dell'attuale Referente locale di ALBA, Marcello Lenzi (a sinistra nella foto sotto), in occasione della conferenza stampa di presentazione del Nodo Territoriale livornese (30 luglio 2012).
L’epidemia finanziaria ed economica internazionale, europea, comunitaria, nazionale allunga le proprie conseguenze nefande anche ai territori locali. Per questo non è pensabile risolvere i problemi delle aree regionali e sub-regionali senza avere una bussola che ci aiuti ad orientarci rispetto a percorsi che ci portino fuori da questa sofferenza globale e locale al tempo stesso. La nostra stella polare è costituita dalle migliori elaborazioni di progetto politico che la Sinistra internazionale - in senso esteso - ha saputo sviluppare negli ultimi vent’anni. In particolare un contributo decisivo è venuto dalle esperienze di molti paesi latinoamericani - a partire dall'Agenda 21 di Rio 1992 e via via precisate attraverso gli appuntamenti di Seattle e Porto Alegre, la crisi Argentina e gli esperimenti di governo succeduti al cambiamento del quadro politico in molti di quei paesi che ha portato in alcuni alla promulgazione di Costituzioni che hanno introdotto a proprio fondamento il Buen vivir dei popoli. C’è un precedente analogo: la Dichiarazione d’indipendenza degli USA, ma anche una sostanziale differenza: lì il diritto alla felicità è un diritto individuale, noi invece pensiamo anche ad un diritto collettivo come bene comune. E non dimentichiamo il contributo personale di tanti più o meno noti che nel nostro paese hanno prodotto una riflessione densa e articolata e credibile che ha portato alla nascita di ALBA.
Come declinare un obiettivo planetario a livello di una città o anche di una area vasta come si usa dire oggi a proposito del comprensorio Livorno – Pisa – Collesalvetti è l’impresa su cui vogliamo provare a cimentarci.
Il Buen vivir si basa su alcuni cardini che ricorrono anche nel nostro nome come Lavoro - Beni comuni - Ambiente, ma anche su altri cardini non meno importanti: Democrazia partecipata - Economia solidale e delle relazioni - Economia del limite, in un'ottica che ribalta il senso del benessere dalla quantità alla qualità, che fa della sobrietà, del non-spreco, del risparmio di energia, di risorse, di suolo un esempio di nuove abitudini collettive virtuose. Ecco allora alcuni dei temi su cui chiederemo il confronto con i cittadini, organizzati in soggetti collettivi o singoli, che in ogni modo in questi ultimi anni si siano fatti carico di interessi che siano compatibili con le nostre premesse.
Valorizzazione, sostegno, incremento
- dei percorsi effettivi di democrazia partecipata a cominciare dai bilanci delle istituzioni locali;
- di tutte le forme di lavoro che non confliggono con la salute dei lavoratori e delle popolazioni;
- della salute pubblica a cominciare dall’abbattimento delle sostanze che intossicano i cittadini e che sono prodotte da una politica dei trasporti sia urbani che extraurbani che privilegia mezzi che usano combustibili derivati dal petrolio e dalle industrie - di cui fanno parte anche tutte le forme di inceneritori comunque le si chiamino - che stringono la città in una morsa che ci colloca ai primi posti in Italia per l’inquinamento e alcune conseguenti malattie;
- della massiccia introduzione di dispositivi che si basano sul risparmio energetico e sull’uso di fonti alternative di energia, oggi apprezzabilmente competitive, almeno a partire dagli edifici pubblici e industriali;
- di ogni forma che anziché consumare altro suolo, con un costo irrecuperabile per la qualità della vita (costo che non viene mai considerato ma che ricade peggiorando la vita dei cittadini) attiva percorsi di riuso e ristrutturazione del patrimonio pubblico e privato che è assolutamente già superiore alle esigenze della nostra popolazione. Il patrimonio pubblico censito e ristrutturato anche con forme di responsabilizzazione di soggetti collettivi di cittadini associati, se messo a disposizione di chi ne è il legittimo proprietario, favorisce la socialità e la crescita della identità e della responsabilità verso i beni comuni;
- di ogni pianificazione della città che favorisca la sicurezza effettiva dei cittadini attraverso la sinergia prodotta dal rafforzamento della socialità, dalla riscoperta della nostra identità di città delle tante nazioni, dalla riappropriazione dell’uso sociale di strade e piazze, oggi ridotte a canali di scorrimento del traffico urbano (per il quale abbiamo anche tristi primati per dannosità) e parcheggi, dall’uso di forme di illuminazione pubblica a led che permettano al contempo una maggiore distribuzione dei punti luminosi, un consistente risparmio sulla bolletta, una percorribilità facilitata per i disabili, un minor inquinamento luminoso per il quale si fa ogni anno un bel convegno al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, ma non un solo passo verso la messa in atto di buone pratiche;
- del senso di comunità attraverso un programma di valorizzazione della storia della città e dei valori positivi che le generazioni passate ci hanno lasciato attraverso un uso adeguato della toponomastica e degli arredi urbani artistici (perché non seguire esempi come Trieste dove, passeggiando per il centro, ti imbatti in statue di bronzo a dimensioni normali e in pose informali di grandi protagonisti che hanno portato lustro alla città come Svevo, Joyce e Saba;
- di manutenzione e decoro della città e del suo patrimonio verde con arredi urbani e utilità che rendano piacevole e confortevole per abitanti e turisti la pratica socializzante e salutare del passeggio pubblico, sia a piedi sia in bicicletta, favorito da un clima e da un profilo altimetrico che ci avvantaggia rispetto a città come Ferrara che pure ne ha fatto il proprio biglietto da visita;
- della progressiva attuazione della delibera comunale su Rifiuti Zero di ben due anni fa e dello sviluppo della raccolta differenziata che, iniziata 10 anni fa, praticamente è rimasta al palo mentre doveva introdurre progressivamente la raccolta porta a porta e la riduzione degli imballaggi, anche con forme premiali (esempi come Capannori sono anche vicini);
- di politiche delle infrastrutture che privilegino gli spostamenti per acqua (autostrade del mare - di cui si parla ad ogni confronto elettorale salvo rimettere tutto nel cassetto dopo il voto - e canali interni come quello dei Navicelli) e su rotaia, anche col ripristino intelligente di rami dismessi (ad es. il trenino per Tirrenia inteso come metropolitana leggera fra S.Marco e Pisa a maggior ragione ora che si parla di unificazioni delle province) e collegamento diretto Porto - Firenze cosi come c’è la Fi-Pi-Li);
- dell’utilizzo del teleriscaldamento per abbattere le emissioni inquinanti e climalteranti, laddove possibile, per sfruttamento o di zone a bassa entalpia (v. studi CNR sulla piana di Guasticce) o di impianti industriali che disperdono il calore nell’aria (raffineria) o nell’acqua (centrale ENEL);
- di semplificazione ulteriore dei rapporti fra cittadino e P.A. affiancando la forma online a quella tradizionale, ma non abolendo quest’ultima come in qualche caso (la firma digitale) che di fatto esclude chi si trova nella condizione di digital divide (per primi gli anziani);
- delle tante realtà associative del volontariato e della cultura che costituiscono un valore fondamentale per la città poiché con le loro attività alleggeriscono i compiti delle istituzioni e producono benessere sia per i singoli (sia per chi le fa sia per chi le riceve) sia per la comunità. Già si impegnano nella promozione della cultura della solidarietà e della conoscenza, ma trovano spesso ostacoli che dovrebbero essere rimossi (il più comune dei quali è una sede) e dovrebbero invece essere supportate almeno mettendo loro a disposizione qualcuno degli innumerevoli locali di proprietà dei cittadini di cui non esiste neppure un censimento preciso e che si lasciano degradare per incuria oltre che per difficoltà economiche ed invece le associazioni potrebbero accollarsi in parte l’onere di restaurarle e mantenere così a costi modesti proprietà del patrimonio pubblico.
E’ questa una sintesi di contenuti presenti negli interventi che mi hanno preceduto e che hanno illustrato in modo più particolareggiato alcuni dei temi che abbiamo discusso nei nostri incontri settimanali di questi due mesi. Continueremo ad approfondirli e a cercarne altri, e cominceremo a chiedere e accettare confronti con tutti coloro, in città, singoli e collettivi, partiti, centri sociali, comitati, gruppi d’interesse che si collocano nella prospettiva che un altro mondo è possibile.
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